Tuttoscuola: Scuola digitale

Berlusconi: le 3 ‘i’ diventano 2?

Secondo il presidente uscente Berlusconi, che ne ha parlato in uno dei suoi interventi in diretta su una emittente privata, Radio Globo, l’obiettivo da perseguire anche nella prossima legislatura, “è quello di passare da una scuola nozionistica e standard a una scuola finalizzata alle esigenze del singolo alunno, puntando ancora su informatica e inglese“.
Per la verità, sono ancora fresche le polemiche sullo scarso spazio che i nuovi ordinamenti introdotti con la legge 53/2003 lasciano proprio a questi due cardini della concezione berlusconiana della riforma scolastica: solo all’ultimo momento, con il Decreto legislativo 17 ottobre 2005 n. 226, si è rafforzato l’insegnamento dell’inglese nella scuola secondaria di primo grado e nei futuri licei (ma in via opzionale, e a scapito della seconda lingua comunitaria), e non si può dire che l’informatica sia una tematica dominante nelle “Indicazioni nazionali” ai vari livelli di scuola.
Addirittura, secondo Mario Fierli, responsabile dei sistemi informativi del Miur ai tempi di Berlinguer e ora docente di informatica all’Università Roma III, “Moratti non ha investito un euro in informatica. L’unica fortuna è che i soldi destinati nel 2001 dal governo di centrosinistra sono stati spesi nel 2002“. Il problema è che i computer diventano obsoleti velocemente e nel 2004 già la metà dei macchinari erano Pentium II o computer ancora meno veloci, “con i quali ci si sogna internet o la multimedialità. Così nel 2008 rischiamo di trovarci solo delle ceneri“.
Della terza “i“, che stava ad indicare “impresa“, Berlusconi non ha fatto parola, forse perché la riforma del secondo ciclo, malgrado i propositi iniziali, si è tradotta per ora in uno straordinario successo della “forma liceo” a scapito di quel “sistema di istruzione e formazione” che avrebbe dovuto assicurare più solide basi alla formazione delle competenze tecnico-professionali, le più richieste dal mondo delle imprese. Dai primi dati relativi alle iscrizioni per il 2006-2007 sembra infatti che neppure la “licealizzazione” di praticamente tutta l’ex istruzione tecnica, prevista nella riforma del secondo ciclo, abbia invertito e neppure frenato la tendenza delle famiglie e privilegiare i percorsi avvertiti come più autenticamente “liceali“, soprattutto il liceo scientifico.

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