
Si amplia il dibattito sulla digitalizzazione della scuola italiana, soprattutto per quanto riguarda le condizioni di fattibilità dell’operazione. Il professore dell’Università Bicocca di Milano e consulente del Miur Paolo Ferri, intervistato dalla rivista specializzata Wired, osserva che “è difficile parlare di innovazione quando non c’è la possibilità di finanziarla: i dati Ocse ci classificano in maniera pessima per gli investimenti nella scuola”, e il solo cablaggio in fibra ottica degli edifici scolastici, necessario per avere un’adeguata connessione a Internet, costerebbe “almeno tre miliardi di euro“, A suo avviso bisognerebbe poi occuparsi “dell’ alfabetizzazione degli insegnanti e stimolare gli investimenti nel settore da parte degli editori: l’offerta di Pearson è disponibile totalmente in digitale per i paesi anglofoni. Se in italiano non si sono ancora mossi è perché non c’è ancora mercato“, anche se il decreto, “in questo senso, può sicuramente dare una mano”.
Altro problema non affrontato è quello dell’Iva, come fa notare a Wired.it il direttore di Rcs Education Giorgio Riva. “Se al 30% della riduzione del tetto di spesa per l’acquisto dei libri di testo aggiungiamo il 21% di Iva applicata ai libri digitali (per i cartacei è pari al 4%, ndr) ci rendiamo conto che l’editore incasserà la metà di quanto accade attualmente. Con tutto ciò che ne consegue in un’ottica di produzione di buoni contenuti“. Irene Enriques, direttore generale Zanichelli, aggiunge che “La digitalizzazione di qualità comporta investimenti elevati, assistenza ai clienti e formazione per i docenti”.
Anche i genitori sono perplessi. Carla Motta, vice presidente del ‘Comitato Genitori e Scuola’, ricorda “le famiglie che non hanno competenze in materia e il 50% degli italiani che ancora non naviga in Internet“. Occorre dunque procedere per gradi “perché ci sono oggettive difficoltà da parte delle scuole”. La stessa Motta peraltro auspica l’adozione di iniziative come ‘Book in progress’, un progetto realizzato dall’Itis ‘E. Maiorana’ di Brindisi che coinvolge gli insegnanti nella redazione dei testi, per abbattere i costi dei volumi e consentire alle famiglie di investire i soldi in dispositivi.
In controtendenza rispetto all’Associazione degli editori, molto critica verso il decreto ministeriale, si pone Agostino Quadrino, direttore editoriale e amministrativo di Garamond, che parla di “un passo importante nella direzione giusta“, per poi subito aggiungere che “bisognerebbe superare la logica dell’adozione del libro di testo e liberalizzare totalmente il settore” assegnando alle scuole “fondi per accedere a servizi online a cui attingere per costruire il percorso didattico”.
Una proposta che va nella stessa direzione dell’iniziativa dell’Itis Maiorana, quella di una didattica costruita sul campo, più flessibile e personalizzata di quella tradizionale basata sui testi stampati, ma che per essere adottata in termini generalizzati necessiterebbe di una imponente iniziativa di aggiornamento dei docenti, oltre che di materiali didattici online di qualità tra i quali essi possano scegliere. E di una adeguata disponibilità di devices per tutti gli studenti e gli insegnanti.
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