
Venerdì 12 dicembre 2014 la dirigente scolastica Licia Gardella, i docenti Stefano Costi e Giovanna Busconi, il responsabile di Chimpa Antonio Curedda, hanno tenuto a battesimo il progetto Chimpa, la piattaforma moderna realizzata per l’educazione, nata dalla collaborazione tra il Liceo “Respighi” di Piacenza, ITC Network e Ayumu.
La prof.ssa Gardella ha ricordato che “l’istituto “Respighi” è stato il primo in Emilia Romagna ed uno dei 14 in Italia a trasformarsi in scuola interamente digitale, compiendo un balzo nel futuro. Con lo status di Scuola 2.0, siamo passati da “Gutenberg a Google”… Chimpa, la piattaforma digitale, permette al docente di lavorare più rapidamente perché condivide, costruisce e dialoga con gli studenti dentro e fuori la scuola”.
La prof.ssa Giovanna Busconi, responsabile del Patto per la Scuola 2.0, ha raccontato l’avvio del progetto fino all’approdo alla cosiddetta flipped classroom. Con la classe rovesciata la lezione si è capovolta, la didattica si è fatta più rapida e creativa, con filmati, registrazioni delle lezioni, book prodotti in proprio. L’apprendimento ha acquisito i tratti del processo creativo. Oggi si può spiegare da casa, registrando le lezioni, che vengono inviate ai ragazzi, i quali possono così guardare il video, riguardarlo se non hanno compreso, studiare. Il tempo scolastico in questo modo si dilata. Il feedback da parte di genitori e studenti si è rivelato molto positivo. Per i ragazzi la conoscenza dei nuovi strumenti può generare enormi possibilità di crescita culturale. Chimpa contribuisce in maniera significativa a questo arricchimento, come illustrato in tutte le sue declinazioni dal dott Antonio Curedda.
Il professor Stefano Costi, responsabile dell’innovazione tecnologica, ha illustrato le tappe, graduali e ben ponderate, che hanno permesso di raggiungere gli attuali traguardi di eccellenza tecnologica. Il primo passo è stato il cablaggio della scuola, condizione fondamentale per molte scuole – nelle quali è frequente che la tecnologia sia un’eccezione, non solo rispetto alla prassi didattica quotidiana ma persino nell’organizzazione del lavoro – che hanno il problema delle infrastrutture, largamente insufficienti per una modernizzazione tecnologica.
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