Tuttoscuola: Scuola digitale

Privacy, ma quanti nipoti ha il Garante?

L’intenzione era buona: ricapitolare, alla vigilia della riapertura delle scuole, le regole che dovranno essere rispettate in materia di tutela della riservatezza. Compito svolto con diligenza e precisione dal Garante della Privacy, che ha provveduto anche alla pubblicazione di una sorta di decalogo ad uso delle scuole e dei suoi protagonisti.

Sì, dunque, alle foto di recite e gite scolastiche. Ma no alla pubblicazione online dei nomi e cognomi degli studenti non in regola coi pagamenti della retta o di quelli che usufruiscono gratuitamente del servizio mensa in quanto appartenenti a famiglie con reddito minimo o a fasce deboli.

Scrutini e voti restano pubblici, mentre per quanto riguarda i temi in classe non lede la privacy l’insegnante che assegna ai propri alunni lo svolgimento di temi in classe riguardanti il loro mondo personale: spetta invece alla sensibilità dell’insegnante, nel momento in cui gli elaborati vengono letti in classe, trovare il corretto punto di equilibrio tra le esigenze didattiche e la tutela della riservatezza, specialmente se si tratta di argomenti delicati per lo studente.

Tutto bene dunque? Sì, fino a quando il Garante prende a occuparsi dell’uso di cellulari, smartphone e tablet da parte degli studenti sottolineando che la diffusione di immagini, video o foto sul web sarà possibile solo con il consenso delle persone riprese: “E’ bene ricordare che la diffusione di filmati e foto che ledono la riservatezza e la dignità delle persone può far incorrere lo studente in sanzioni disciplinari e pecuniarie o perfino in veri e propri reati. Stesse cautele vanno previste per l’uso dei tablet, se usati a fini di registrazione e non soltanto per fini didattici o per consultare in classe libri elettronici e testi online”.

Insomma, gli studenti dovrebbero chiedere e ottenere il consenso preventivo delle persone riprese nelle foto e nei video prima di pubblicarli online, specialmente nei social network.

La domanda sorge spontanea, come usava dire il noto giornalista Antonio Lubrano: ma lo sa il Garante quanti miliardi di foto e video rappresentanti persone circolano nel web? Potrebbe chiederlo a qualche suo nipote dai tre ai diciotto anni. E in quanti casi il consenso preventivo è stato chiesto e ottenuto (e in quale forma? Per iscritto, via mail certificata o per atto notarile?). Rischia di essere velleitario tentare di costringere nelle maglie strette di un asfissiante proceduralismo giuridico il prepotente bisogno di visibilità, comunicazione orizzontale, esposizione al mondo che caratterizza i giovani d’oggi.    

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