
L’obiettivo è ambizioso: innovare la scuola, offrendo l’opportunità di sviluppare nuove modalità di insegnamento e apprendimento attraverso l’uso della tecnologia. In una parola il traguardo si chiama “gestione informatica della classe”. Acer ci crede e Federico Carozzi, Acer Emea Educational Business Sales Manager, a Tuttoscuola spiega le mosse dell’azienda.
Partiamo dal Vostro Progetto “Netbook Education”: che cos’è?
“Tutto nasce dalla volontà di Acer di fare un investimento serio nel settore dell’Education in termini di risorse e budget: e l’introduzione dei netbook nelle scuole è un modo innovativo ed efficace di portare contenuti in classe. C’è la collaborazione di European Schoolnet, cioè una rete composta da 31 Ministri dell’Educazione Europei. Il progetto è stato sperimentato inizialmente in Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Germania e Turchia. In pratica, Acer fornisce la seguente dotazione per le classi (delle medie e delle superiori, in tutto oltre 200) coinvolte: 1 netbook per alunno, 1 notebook per insegnante, 1 server con monitor da 19’’ per condividere tutte le attività. La sperimentazione durerà 2 anni e gli istituti coinvolti saranno 50”.
Il pc può davvero migliorare le competenze degli studenti?
“Il personal computer oggi è una tecnologia pervasiva dalla mattina alla sera: non a caso, si definiscono i ragazzi di oggi nativi digitali. Ma questo percorso si interrompe proprio durante l’attività scolastica: il nostro desiderio è quello di colmare il gap”.
Eventuali problemi tecnici possono essere un ostacolo serio?
“C’è certamente la complessità oggettiva della situazione, però dobbiamo insistere, non possiamo fermarci: il personal computer può far sì che si insegni meglio. Del resto, pensiamo al passaggio dal calamaio alla penna: si è trattato di un’evoluzione, non di una rivoluzione. Vedi oggi lo stesso esempio attualissimo della lavagna interattiva. Fra l’altro, consideriamo la grande potenzialità della interazione uno ad uno proprio grazie ai terminali…”.
Secondo voi, i docenti italiani sono preparati per un passo del genere?
“Cambiare non è mai semplice, specie nella nostra scuola: sarà naturalmente un processo lungo. Fra 10 anni immagino uno scenario molto diverso da oggi.. Però dobbiamo sempre ricordarci che il computer è uno strumento, non il fine”.
Ma la tecnologia la pensate pure nei compiti in classe, nelle verifiche?
“Dovranno essere gli stessi insegnanti a dirci qual è l’utilizzo migliore. La nostra visione, tanto per intenderci, è quella, ormai famosa di un netbook per ogni studente: fra qualche tempo vogliamo che corrisponda all’avere oggi un telefono cellulare o una penna in tasca. Non ce ne dovremo più accorgere, come dire, non dovremo più sentirlo”.
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