Visco: l’istruzione inadeguata frena lo sviluppo

Poche righe. Questa volta lo spazio riservato alle riforme del sistema educativo nelle ‘Considerazioni finali’ del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, presentate a Roma lo scorso 30 maggio, non è andato al di là di un breve accenno all’interno dell’ampio paragrafo dedicato all’economia.

Lo riportiamo integralmente: “In molti casi i benefici delle riforme sono inevitabilmente differiti nel tempo. Ciò vale, ad esempio, per gli interventi sul sistema scolastico e formativo, tema a cui abbiamo dedicato un altro capitolo della Relazione. Ma questo non è un motivo per rimandare l’azione. Il livello di istruzione e di competenze su cui può contare il sistema produttivo italiano è inadeguato: in una recente indagine dell’OCSE l’Italia figura all’ultimo posto per le competenze funzionali di lettura e al penultimo per quelle numeriche. Il divario con la media degli altri paesi è presente anche tra i più giovani ed è più alto al crescere del titolo di studio”.

All’interno della Relazione, che si sviluppa per oltre 300 pagine, il capitolo intitolato ‘Istruzione e formazione nel sistema produttivo’ ne occupa dieci (http://www.eticapa.it/eticapa/wp-content/uploads/2014/05/rel_2013.pdf). L’accento cade sul rapporto tra livello di istruzione degli occupati e produttività del sistema economico, analizzato sulla base di numerose ricerche, molte delle quali realizzate dall’ufficio studi della stessa Banca, da sempre molto attento al rapporto tra economia e istruzione.

Particolare preoccupazione emerge per l’esito dell’indagine PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies), i cui risultati, relativi al 2012, collocano l’Italia all’ultimo posto per le competenze linguistiche e al penultimo per quelle matematiche tra i 23 Paesi dell’OCSE partecipanti (ai primi posti si piazzano il Giappone, i Paesi Bassi e i paesi nordeuropei).

Certo, sembra dire Bankitalia, occorre migliorare la qualità della scuola (vengono citati dati OCSE-Pisa, IEA-Pirls e Timss e Invalsi), ma per la competitività a breve-medio periodo del nostro sistema economico serve con urgenza un intervento sistematico sulle competenze degli adulti occupati: quella formazione continua che in Italia non è mai decollata, come conferma l’ultimo Rapporto Isfol ad essa dedicato (dicembre 2013).