Da dove viene l’alternanza scuola – lavoro

E’ bello ricordare (convegno dell’ITSOS di Cernusco sul Naviglio, http://www.tuttoscuola.com/alternanza-scuola-lavoro1-precursori-cernusco-sul-naviglio/ ) come una nuova alleanza tra studio e lavoro appartenga alla stagione delle “sperimentazioni”, la dove è risultato massimo lo sforzo innovativo da parte delle scuole per andare oltre il proprio ambito, ristretto dai programmi preordinati, per entrare in contatto diretto con la realtà produttiva. Era il periodo in cui si cercava di uscire dalla scuola per applicare ciò che si era imparato e per corrispondere ai crescenti desideri degli studenti di mettere insieme gli apprendimenti scolastici con l’esperienza lavorativa.

Conoscenze e abilità forti dovevano entrare in azienda, per stare al pari con i modelli di sviluppo produttivo che si andavano affermando nei vari territori. Vennero estesi alle scuole strumenti in atto nel mercato del lavoro e guardando agli accordi sindacali si entrò nell’occupazione giovanile.

Con la riforma Moratti venne introdotta nell’ordinamento l’alternanza, sul modello tedesco (il quale peraltro prevedeva che i giovani andassero alcuni giorni a scuola e altri in azienda, con valutazione separata dei risultati). Il nostro decreto (n.77/2005) mantenne invece la gestione in capo alle scuole, pur ricavando spazi per attività variamente riconducibili ad “aree di progetto” dove il curricolo poteva comprendere esperienze più legate al territorio.

Negli ultimi dieci anni, all’innalzamento dell’obbligo di istruzione a 16 anni ha corrisposto un fenomeno crescente che proprio nel periodo preadolescenziale allontanava i giovani dalla scuola aumentando l’insuccesso. Sembrò così necessario andare verso l’apprendistato, quasi ritornando al lavoro come contrasto all’abbandono scolastico, una “seconda opportunità”.

Si ha l’impressione di assistere ad un ripiegamento verso competenze di carattere professionale quando nello sviluppo di nuove professioni sono richieste sempre più competenze di carattere generale e trasversali, utili cioè come strumenti autoimprenditoriali. Le indagini sugli apprendimenti segnalano gravi carenze nella cosiddetta formazione di base anche nei corsi professionalizzanti, i quali saranno soggetti ad un rapido mutamento delle performance lavorative.