Vaccini e bambini diabetici, Sesti (Sid): ‘Assolutamente compatibili e consigliabili’

Ci siamo, ormai la prima campanella di inizio lezioni sta suonando per tutti, anche per le decine di migliaia di bambini diabetici italiani, pronti a rientrare a scuola. Un rientro, afferma il presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), Giorgio Sesti, che “non deve però destare preoccupazioni in genitori e insegnanti e in occasione del quale va detto che non esiste alcuna controindicazione per i piccoli con diabete ad effettuare le vaccinazioni che da quest’anno diventano obbligatorie ai fini della frequenza scolastica“. Anzi, avverte, “per questi bimbi le vaccinazioni sono ancora più importanti e dunque essenziali“.

In Italia, spiega Sesti dal Congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), “si registrano circa 300mila persone con diabete di tipo 1, dei quali decine di migliaia sono bambini. Questa è infatti la forma di diabete più presente tra bimbi e adolescenti“. Una malattia che è però gestibile e che, a fronte delle vaccinazioni rese obbligatorie da quest’anno, “non presenta alcuna criticità“.

Le dieci vaccinazioni obbligatorie, spiega Sesti, “sono infatti assolutamente compatibili con il diabete e non c’è dunque assolutamente alcun rischio nell’effettuarle. Anzi, potremmo dire che per questi piccoli sono ancora più necessarie. Questo perché il diabete è una condizione che favorisce le infezioni e per questi bimbi è maggiore anche il rischio di complicanze indotte dalle malattie“.

Il consiglio ai genitori, afferma, è dunque quello di “vaccinare con serenità, anche per prevenire il rischio di contagi da bambini non vaccinati“. Dall’esperto arrivano però anche altri consigli perché l’anno scolastico parta ‘col piede giusto’ e, soprattutto, all’insegna di una piena integrazione: “La nostra battaglia è perché i bambini con diabete non vengano in alcun modo discriminati nelle scuole e nelle classi. Possono infatti fare qualunque cosa facciano gli altri, sia in termini di sport, anche agonistico, sia in riferimento alle gite o alter attività. Non vanno dunque create barriere psicologiche, facendo di questi piccoli dei veri e propri ‘casi‘”.

Quanto alle preoccupazioni degli insegnanti, rassicurante è la risposta di Sesti: “Non bisogna avere paura. La cosa più importante è infatti riconoscere i sintomi di una eventuale ipoglicemia, ma per fare ciò non bisogna essere medici. Si tratta tra l’altro di una condizione che potrebbe interessare qualunque persona e sarebbe dunque come non soccorrere una persona che si sente male per strada“. I campanelli d’allarme segnali di ipoglicemia sono, spiega, “improvvisa disattenzione, se il bimbo ha la voce impastata e non riesce a parlare in modo fluido, pallore, sudorazione e tremori“. In questi casi, avverte, “si interviene somministrando zuccheri come una caramella, un succo o mezza lattina di bibita e nel giro di 15 minuti di solito la situazione si risolve“. Se la condizione persiste, “va fatta un’iniezione di glucagone, ma la necessità di un soccorso medico è un’eventualità rara“. Ovviamente, conclude Sesti, “è però auspicabile che gli insegnanti vengano formati alla gestione del bambino diabetico: per questo lanciamo un appello ai presidi affinché organizzino incontri formativi nelle scuole. I diabetologi sono pronti ad intervenire, come gia’ hanno fatto in alcune scuole, su tutto il territorio nazionale per garantire un’informazione corretta“.

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