USA. Il Covid-19 ha discriminato i neri anche in educazione

Ferve negli Stati Uniti la protesta contro gli episodi di neo-razzismo poliziesco che colpiscono la popolazione di colore, ma che sono solo una parte della più complessiva discriminazione subita in particolare dagli afro-americani in vari campi, compreso quello dell’educazione.

A questo proposito scende in campo il Learning Policy Institute (LPI), uno dei più prestigiosi enti americani di ricerca e consulenza sulle politiche educative, un centro no profit e no partisan con sedi a Palo Alto, in California, e a Washington DC, con una dichiarazione del suo presidente, Linda Darling-Hammond, e di Janel George, consulente politico senior dell’Istituto.

Riportiamo la parte iniziale del documento che mostra come la pandemia di Covid-19 stia danneggiando in misura enormemente maggiore le fasce più deboli e povere della popolazione (come su scala minore avviene peraltro anche in Europa e in Italia), ma in particolare quella nera.

“Le proteste che ora avvolgono la nostra nazione sono, in un certo senso, attese da tempo. I recenti omicidi della polizia di George Floyd, Breonna Taylor e Tony McDade non sono episodi isolati: ogni anno negli Stati Uniti più di 1.000 civili vengono uccisi dalla polizia e i neri vengono colpiti in modo sproporzionato. Questi omicidi e la mancanza di giustizia che li ha regolarmente accompagnati fanno parte, a loro volta, di un modello di razzismo istituzionalizzato che limita le opportunità degli afroamericani e di altre persone di colore in ogni aspetto della società: occupazione, alloggio, assistenza sanitaria e, sì, anche educazione.

I risultati di questa discriminazione sono apparsi chiari durante la pandemia di Covid-19, poiché i bambini e le famiglie di colore hanno registrato maggiori tassi di infezione e mortalità, disoccupazione, instabilità abitativa e alimentare, mentre il divario digitale ha impedito ai bambini di accedere all’istruzione e ai loro genitori di fruire di servizi come la telemedicina, le ricerche di lavoro, l’accesso a benefici o la consegna di generi alimentari e di medicine.

Quelli di noi che lavorano nel campo dell’istruzione devono riconoscere che i nostri sistemi scolastici sono stati complici nel perpetuare il razzismo sistemico. Ciò ha incluso la criminalizzazione e l’emarginazione dei bambini neri attraverso politiche e pratiche che vanno dai provvedimenti disciplinari discriminatori all’iniquità dei finanziamenti, dall’assegnazione di personale scolastico inadeguato al tracking (canalizzazione) del curriculum e alla segregazione scolastica. Il nostro obiettivo in questo momento deve essere quello di smantellare queste politiche discriminatorie e sostituirle con approcci che rispettino la dignità della vita dei bambini neri alla pari di quella di tutti gli altri bambini”.