USA, Betsy DeVos ministra lontana dalla scuola americana

Non era mai successo, nella storia degli USA, che il voto di un vicepresidente in carica si rendesse necessario per la conferma, da parte del Senato, di un membro del governo federale (cabinet). C’erano stati, per la precisione, nei quasi due secoli e mezzo di storia degli Stati Uniti, 245 casi di intervento decisivo di un vicepresidente in una votazione nella quale si era registrata la perfetta parità tra i senatori, ma non era mai successo per la conferma di un ministro designato dal presidente.

Lo ha dovuto fare il vicepresidente di Donald Trump, Mike Pence, che ha utilizzato il suo voto per far prevalere i favorevoli alla conferma di Betsy DeVos come Secretary of Education (50, tutti repubblicani) su quelli contrari (50, di cui 48 democratici e 2 senatrici repubblicane) in quello che i giornali americani hanno definito un “historical tie-breaking vote”.

Con la nomina della DeVos si interrompe una lunga consuetudine se non di continuità almeno di ampia conciliabilità tra le strategie di politica scolastica proposte dalle presidenze americane avvicendatesi negli ultimi decenni, da quelle repubblicane di Ronald Reagan e di Bush padre e figlio a quelle democratiche di Bill Clinton e Barack Obama. Le ultime due grandi leggi quadro federali introdotte nel XXI secolo rispettivamente da George W. Bush nel 2001 e da Barack Obama nel 2015 presentano perfino una certa affinità semantica, chiamandosi la prima No Child Left Behind (NCLB) e la seconda Every Student Succeeds Act (ESSA): l’idea che non si debba lasciare indietro nessuno studente e quella che tutti gli studenti abbiano successo, sviluppano in modo diverso lo stesso concetto.

Non troppo diversi anche gli strumenti proposti dalle due leggi: incentivi finanziari agli Stati collegati al conseguimento degli obiettivi di maggiore equità educativa, anche se più dettagliati e prescrittivi nel programma di Obama. Con Betsy DeVos cambia il baricentro, che non è più la ricerca dell’equità ma la libertà di scelta della scuola e del modello educativo da parte dei genitori: quindi i vouchers alle famiglie e una esplicita preferenza per le Charter Schools (scuole private finanziate con risorse pubbliche) rispetto alle scuole pubbliche.

Il fatto è che anche negli Stati a guida repubblicana la scuola pubblica è frequentata dalla maggioranza degli studenti, e non può essere trascurata dai governatori anche per ragioni politico-elettorali. Anche in questi Stati dunque la ESSA di Obama viene applicata e sembra difficile che la DeVos possa far cambiare idea e politiche agli stessi governatori repubblicani. Anche perché, essendo lei una esponente della componente repubblicana più ostile all’interventismo di Washington DC, cadrebbe in contraddizione se volesse imporre la sua linea agli Stati dopo averne teorizzato la più ampia autonomia.