Un nuovo anno scolastico senza Vittore

Ultimi giorni del maggio scorso, scuola al termine.

L’anno scolastico che è ormai alle spalle ha logorato Vittore Pecchini, preside di otto istituti scolastici veneziani.

Vittore ha disposto la riorganizzazione delle classi di uno degli istituti affidati, secondo le indicazioni dell’amministrazione scolastica e in contrasto con le aspettative di gruppi di genitori e di docenti.

Contro il suo operato viene anche proclamata una manifestazione di protesta.

Sono giorni di tensione che Pecchini sa nascondere fino all’ultimo con il suo solito sorriso aperto e in un atteggiamento di viva cordialità.

Probabilmente però si sente solo, non capito, sconfitto.

Rinuncia a vivere, rinuncia a sfidare quel mondo, quella scuola per la quale aveva dato tanto del suo spirito libero, della sua profonda cultura, della sua ricca umanità, del suo essere cittadino del mondo, aperto, sorridente, disponibile.

Ha davanti a sé l’estate per andare, come sempre, per mare, per cercare nuovi approdi, nuove esperienze, nuova vita. Di colpo cancella ogni sogno.

La scuola, la sua scuola, lo aveva tradito.

Forse Vittore ha ceduto al peso insopportabile delle responsabilità, del lavoro, dell’incomprensione.

Oltre al ricordo e all’affetto di tanti che gli erano amici, lascia, suo malgrado, un monito per tutti: di scuola non si può morire.

Questa scuola, dove in questi giorni duemila suoi neo colleghi stanno per iniziare un impegnativo percorso che sa di sfida personale e professionale come quella iniziata da Vittore più di venti anni fa, questa scuola ha bisogno di ritrovare condizioni di vivibilità e di condivisione che forse la politica, prima ancora della società, deve assolutamente cercare di ricreare.