Uil Scuola: Dialogo con il Governo inutile, se non si modifica la legge 107

Il sindacato però è contrario all'uso del termine 'deportazione'

Il 23 settembre il governo ha chiamato i sindacati per un confronto” sulla scuola. “È in grande difficoltà. Ma se non c’è la volontà di modificare la legge 107, non so che farmene del tavolo tecnico. Bisogna riprendere il dialogo e risolvere i problemi“. “Se questa legge non sarà modificata avremo una scuola condizionata e una scuola condizionata non rappresenta un Paese libero“. Lo ha detto il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, nel corso dell’assemblea delle Rsu a Roma.

Questa riforma – ha affermato Turi – più la conosci più la eviti. È scritta con un’ottica amministrativa” ed è “l’opposto dell’autonomia“. “L’opinione pubblica – ha concluso – è stata bombardata dalla propaganda. Oggi cerchiamo di essere uniti negli obiettivi, perché il metodo del governo è la contrapposizione. I sindacati evitino la contrapposizione: il lavoro va fatto scuola per scuola. Bisogna far capire ai genitori che legge danneggia figli“.

Gli insegnanti non sono ‘choosy’, viziati. Non si dica che non c’è volontà e disponibilità a spostarsi“. “Ma chi ha accettato la proposta di assunzione, anche lontano da casa“, nella fase B del piano straordinario assunzionale previsto dalla riforma della scuola, “è stato costretto. Se dici no, sei fuori dalle graduatorie. I 16 che finora hanno rinunciato sono fuori dal lavoro da anni“. Così il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.

Colpevolizzare i docenti di essere “choosy” – ha spiegato Turi a margine dell’assemblea nazionale delle Rsu a Roma – quando è l’unica categoria di lavoratori soggetta, da sempre a una mobilità annuale contrattata, nell’ambito provinciale, anche di centinaia di chilometri, oltre che ingiusto si rivelerà un boomerang per chi lo fa. Non si dica che non c’è volontà, disponibilità a spostarsi. Non siamo in presenza di una logica aziendale. Si sta parlando di istruzione, funzione dello Stato, bene primario che non attraversa crisi se non quella provocata dalla confusione di leggi pasticciate. Quel che gli insegnanti non riescono a mandar giù – ha concluso – non è solo lo spostamento, ma il metodo utilizzato. La modalità con la quale lo Stato, datore di lavoro, ha organizzato le tanto attese assunzioni, non definiamola più, per favore, ‘deportazione’ termine che i sindacati non hanno usato mai“.