Tornano le riforme?/1. Quella corsa a nuove materie e indirizzi

C’era da aspettarselo. Dopo un governo ipertecnico (quello presieduto da Mario Monti), nel quale il ministro Profumo si è limitato a ‘oliare’ la macchina del Miur guardandosi bene dal modificarla, e dopo il governo semitecnico guidato da Enrico Letta, nel quale il ministro Carrozza si è mossa con prudenza (con il solo il colpo d’ala dell’autorizzazione a sperimentare la secondaria superiore di quattro anni), almeno fino al decreto ‘L’istruzione riparte’, l’avvento di un governo esplicitamente politico come quello presieduto da Matteo Renzi ha fatto cadere ogni cautela verso la riapertura del dibattito sulle riforme scolastiche, a partire dai loro ordinamenti.

Il nuovo ministro, Stefania Giannini, ha subito detto di voler operare in veste politica, e non tecnica. E si è espressa su varie materie, tra le quali la revisione dei piani di studio.

Per la verità il primo passo l’aveva fatto il citato decreto carrozziano con l’improvviso e imprevisto inserimento di un’ora aggiuntiva di geografia economica e generale nel biennio iniziale degli istituti tecnici e professionali. Questa prima breccia nel muro di contenimento della spesa ha aperto le porte ad altre richieste di modifica dei piani di studio che la riforma Gelmini aveva fatto dimagrire nei contenuti e nell’orario. Tutte proposte in aumento.

Perché non prevedere l’educazione motoria nella scuola primaria? O l’educazione sessuale (o del sentimento) a vari livelli?  O la filosofia per tutti, come propone Antiseri, o la musica e l’arte, in un Paese con il patrimonio artistico e la tradizione musicale dell’Italia?