Tempo pieno: accantonato l’emendamento per 2 mila posti in più

La proposta grillina di avviare la generalizzazione del tempo pieno nella scuola primaria con una prima quota di 2 mila posti per il 2019, sembra già ridimensionata e forse accantonata. Ne ha dato notizia lo scorso 1 dicembre “Il Messaggero”.

“Sembrava tutto pronto – riferisce il quotidiano della capitale – ma, conti alla mano, qualcosa non è andato per il verso giusto. Le duemila maestre iniziali sono state ridotte a mille e ieri, nella discussione degli emendamenti alla Camera, è sparito quello presentato dalla VII Commissione cultura”.

Si era pensato che l’emendamento fosse stato bocciato, ma lo stesso presidente della Commissione, Luigi Gallo, ha precisato che non era stato bocciato, ma soltanto accantonato.

Un accantonamento che è prova di revisione per una riduzione sicura di quella quota che avrebbe dovuto segnare l’avvio dell’estensione del tempo pieno a tutte le 86.658 classi che attualmente non funzionano a tempo pieno.

Una generalizzazione che, come ha calcolato Tuttoscuola, costerebbe 1 miliardo e 400 milioni (senza considerare le spese statali per assumere altri collaboratori scolastici e quelle ingenti dei Comuni per ristrutturare locali e sostenere i servizi di mensa) e al ritmo di 2 mila posti all’anno verrebbe portata a termine in circa 23 anni.

Anzi, se la quota di nuovo organico viene dimezzata da 2 mila a mille, il tempo per la generalizzazione raddoppierebbe, arrivando a 46 anni, quasi mezzo secolo.

A dover aspettare meno tempo, secondo le situazioni attuali, sarebbero le scuole del Lazio, le più dotate di tempo pieno tra tutte le regioni italiane con il 52% di classi organizzate con questo modello orario e il 54,2% di alunni che le frequentano.

A richiedere più tempo dovrebbe essere, invece, il Molise (ferme al 4,3% di classi a tempo pieno).