Supplenza: torna il problema dei 36 mesi inderogabili

Nel momento di approvazione della Buona Scuola pendeva il problema dei 36 mesi di supplenza, al termine dei quali, secondo una direttiva europea, si doveva stabilizzare il contratto di lavoro (oppure evitarne la prosecuzione).

Il Parlamento, prevedendo un po’ ottimisticamente di risolvere il problema una volta per tutte con il concorso e con il piano straordinario di assunzioni, rinnovò la norma dei 36 mesi (con il consenso europeo), prevedendo al comma 131 della legge 107/2015 che al termine il problema del precariato consolidato sarebbe stato superato.

Questa la norma salva contratti: “A decorrere dal 1º settembre 2016, i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati con il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti vacanti e disponibili, non possono superare la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi”.

Ma il limite temporale dei 36 mesi si sta avvicinando, con il concreto rischio che la ghigliottina cada sui contratti in corso prima della loro stabilizzazione soprattutto nei confronti di coloro che, privi di abilitazione, non possono avere il requisito per accedere al ruolo.

Di questo rischio che sembra prospettarsi all’orizzonte per molti supplenti si è fatta carico la Lega che, attraverso il suo responsabile per la scuola, Mario Pittoni, ha preso posizione con una proposta che dovrebbe risolvere il problema.

«Stop alla regola per cui dopo 36 mesi da insegnante precario, senza assunzione definitiva, ti lasciano a casa – dichiara Pittoni – A Milano, a un convegno dell’Associazione nazionale docenti per i diritti dei lavoratori (rappresenta gli insegnanti in attesa di potersi abilitare), abbiamo presentato in anteprima la bozza dell’intervento legislativo (che ribalta l’interpretazione data dal Pd a una direttiva europea) con cui sostituiremo il famigerato comma 131 della Buona scuola, negando a chi nel frattempo non ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato la possibilità di proseguire nella carriere, pur avendo maturato anni di esperienza che a questo punto rischia di andare dispersa”.

Vogliamo restituire il sonno a decine di migliaia di precari – continua il rappresentante della Lega – che dal 2015 vivono un vero e proprio incubo. Per i docenti non abilitati intendiamo poi riattivare i Pas (percorsi abilitanti speciali)” dai quali per ragioni diverse, sono stati esclusi.