Supplenti. Passato, presente e futuro della loro consistenza numerica

Da giorni circola la voce di fonte sindacale, secondo cui a settembre vi saranno nelle scuole statali 200 mila supplenze, tra contratti annuali e contratti fino al 30 giugno. Si tratta di un grido di allarme che la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha ritenuto notevolmente infondato, riportando in un’intervista al “Sole24ore” i dati ufficiali forniti dal suo ministero. “Al 30 settembre 2019 risultavano sottoscritti 109.195 contratti a tempo determinato (27.563 fino al 31 agosto e 81.632 fino al 30 giugno), di cui oltre 44mila sul sostegno”.  “E quest’anno, secondo Azzolina, ci assesteremo su numeri analoghi se non più bassi”, continua il quotidiano. Sui dati forniti niente da eccepire, se non osservare che sono datati all’inizio dell’anno.

Dando infatti uno sguardo ai dati aggiornati successivamente (che sono quelli con i quali ha funzionato quest’anno la scuola) possiamo avere dati della situazione di fatto molto più consistenti sia per gli spezzoni di cattedra che per i posti di sostegno in deroga (questi ultimi sono stati oltre 72 mila, cioè quasi 30 mila in più di quelli d’inizio anno).

In cattedra quest’anno ci sono non meno di 170-180 mila supplenti. Una quantità abnorme di cui il ministro attuale ovviamente non ha alcuna responsabilità, e che ogni anno purtroppo sta diventando da congiunturale a strutturale. Ma a settembre quei dati dei supplenti in cattedra saranno più bassi? Purtroppo no. E per due ragioni.

I posti a concorso in tutti gli ordini di scuola non potranno essere assegnati ai vincitori a settembre per la quota prevista e dovranno gioco forza essere assegnati a supplenti annuali.

C’è un’altra quantità di supplenti (forse dell’ordine di decine di migliaia) che dovranno ricoprire posti e cattedre istituiti per sdoppiamento di classi a causa delle misure di contenimento della situazione epidemiologica.

Il futuro prossimo della scuola esigerà purtroppo questo potenziamento per assicurare il distanziamento, come ha già lasciato intendere chiaramente il Comitato Tecnico Scientifico nel documento del 28 maggio scorso. Lo sdoppiamento soltanto del 15% delle classi del primo ciclo e delle scuole dell’infanzia comporterebbe la nomina di 62 mila docenti, che non potrebbero che essere supplenti.