Studente nei guai: filma prof sotto la gonna e condivide immagini in chat

Siamo, ormai lo sappiamo bene, nell’epoca del 2.0. Così come la comunicazione, le relazioni e lo shopping, anche la scuola è entrata nell’epoca del digitale. E con essa, i guai per gli studenti. Così, di conseguenza, le bravate degli alunni, che fino a qualche tempo fa si esaurivano tra i muri della scuola, oggi diventano anch’esse 2.0.

La bravata 2.0 in questione è stata fatta da un giovane studente di Pordenone che ha scattato una foto delle parti intime di una sua insegnante e l’ha condivisa su alcune chat. Il ragazzo ora rischia un processo penale per interferenze illecite nella vita privata: rischia dai sei mesi a quattro anni. Non è però questo il punto, a nostro avviso, che fa riflettere e forse non è neanche il fatto che i ragazzi, gli studenti, facciano bravate, spesso stupide e pericolose.

L’aspetto sul quale è necessario riflettere è l’uso delle tecnologie da parte dei giovani e la portata delle conseguenze che un singolo errore porta con sé. Se ieri la bravata o l’atto di bullismo era legato al contesto dove esso avveniva, oggi le conseguenze possono avere un’eco difficilmente prevedibile.

Così la bravata assume un connotato ben più complesso, assume il contorno del reato, a volte anche penale, investe con tutta la sua forza il giovane. E’ indispensabile, dunque, accompagnare i ragazzi nella comprensione preventiva dei rischi delle proprie azioni.

Le scuole sono chiamate a intervenire affinché siano sempre di più agenzie educative e comunità accoglienti, e non solo enti erogatrici di nozionismo e apprendimenti. E’ necessario accogliere, spiegare e prevenire. Il compito della scuola, si complica, ma è forse possibile tirarsi indietro?