Tuttoscuola: Non solo statale

Spending review/1: dalla concertazione al decisionismo

Il decisionismo esibito dal governo Monti in occasione del varo del decreto sulla spending review (ma già in precedenza con le riforme Fornero del sistema pensionistico e del mercato del lavoro, per non parlare dell’IMU) mette una pietra forse tombale sul principio e sulla pratica della concertazione con le forze sociali, inaugurata nel biennio 1992-93 (governi Amato e Ciampi) e proseguita in varie forme nei vent’anni successivi, anche durante i governi guidati da Silvio Berlusconi.

La carta giocata a suo tempo dai ‘tecnici’ Amato e Ciampi, quella della condivisione delle principali decisioni di politica economica e sociale, non smentita dai successivi governi politici, si è ora rovesciata nel suo contrario: fatta la diagnosi non si concertano più le terapie (ciò che ha impedito per esempio, anche durante i governi Berlusconi, di tagliare sul serio la spesa pubblica, tranne forse che nel settore della scuola) ma si decidono direttamente le terapie. Chirurgiche.

Qualche mediazione è avvenuta caso mai all’interno del governo, dove per esempio il ministro dell’istruzione Profumo ha potuto recuperare qualche risorsa per il suo ministero (per università e diritto allo studio, ma non – a quanto pare – per ripristinare il finanziamento ‘storico’ alle scuole paritarie), ma di fronte alle forze sociali il volto del governo è stato quello ferrigno del supertagliatore Enrico Bondi, il tecnico dei tecnici. Non è senza significato che le reazioni più negative siano venute dai sindacati (Camusso, leader della Cgil in testa), e che lo stesso neopresidente di Confindustria Squinzi, abbia dato al Governo un voto insufficiente, “tra il 5 e il 6, anche se il giudizio è ancora in sospeso”.

Il decreto ora approderà in Parlamento dove non mancheranno le resistenze e le pressioni da parte dei partiti che pure sostengono il governo: Monti ha detto con chiarezza che accetterà solo modifiche a parità di saldo finale. Una potrebbe riguardare il finanziamento alle scuole paritarie, sostenuto in queste ultime settimane da un ampio schieramento di parlamentari Pd, Pdl e Udc con motivazioni sostanzialmente simili. Ma dovrà essere individuata la posta compensativa: per questa come per le altre modifiche (Sanità? Enti locali? Province?) che la maggioranza della ‘strana maggioranza’ dovesse promuovere.

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