Tuttoscuola: Scuola digitale

Smartphone in classe. Perché no

Il ‘Gruppo di Firenze’, coordinato da Giorgio Ragazzini, una associazione attiva dal 2005, ha deciso di aprire un nuovo fronte nella guerra ingaggiata fin dalla sua nascita contro ogni fenomeno o comportamento ritenuto motivo di diminuzione della serietà e del prestigio della scuola e dei suoi insegnanti. Note le sue battaglie contro le ‘copiature’ e l’eccessiva indulgenza dei commissari in occasione degli esami di maturità.

Ora nel mirino del Gruppo di Firenze è entrato il sottosegretario del Miur Davide Faraone, cui viene rimproverato di aver annunciato qualche tempo fa la “liberalizzazione” dell’uso dello smartphone in classe, superando il divieto stabilito nel 2007 dal ministro Fioroni, giudicato ormai (da Faraone) come una forma di “luddismo”, a cui opporre l’“uso consapevole” di questi strumenti.

Il Gruppo ha perciò inviato al ministro Giannini una lettera aperta chiedendole di smentire il suo sottosegretario e di confermare (e “far rispettare”) il divieto di Fioroni, perché “non c’è alcuna seria motivazione didattica o educativa per un cambio di rotta che costituirebbe un forte incentivo alla distrazione e all’uso improprio di questi strumenti (copiare, giocare, praticare il bullismo via internet, schernire un docente).

La lettera, come informa il sito gruppodifirenze.blogspot.it, ha raccolto, alla data del 1° luglio 2016, 2066 adesioni. Tra i sottoscrittori compaiono le firme di noti studiosi ed esperti di scuola come gli storici Adolfo Scotto Di Luzio, Adriano Prosperi, Giovanni Belardelli e Lorenzo Strik Lievers (già senatore), i docenti di lingua e letteratura italiana Luca Serianni e Giulio Ferroni, il sociologo Marcello Dei (autore di Ragazzi si copia. A lezione di imbroglio nella scuola italiana), altri docenti universitari, insegnanti scrittori come Paola Mastrocola, esperti come Giorgio Allulli e anche due esponenti sindacali, il coordinatore della Gilda Rino Di Meglio e la responsabile del periodico del sindacato Renza Bertuzzi.

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