Silvia Chimienti (M5S): ‘Mobilità, pensare al reale fabbisogno delle scuole’

Due milioni e mezzo di studenti hanno dovuto cambiare insegnante quest’anno. Un valzer quello degli insegnanti messo sotto i riflettori da Tuttoscuola. Silvia Chimienti, Movimento 5 Stelle, ha commentato i dati che abbiamo analizzato.

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Come valuta la situazione analizzata nel dossier di Tuttoscuola?
Si tratta di una situazione molto grave che in parte noi avevamo previsto. Questo piano assunzionale che è partito in seguito all’approvazione della legge sulla Buona Scuola era scriteriato, male organizzato e andava a immettere in ruolo una categoria di docenti, quelli delle graduatorie ad esaurimento, senza calcolare quello che era il fabbisogno delle scuole, ma solo l’esigenza del Governo che poteva dire di aver assorbito una categoria di precari della scuola. Una categoria di precari storici, che hanno una media di età abbastanza elevata e quindi presumibilmente famiglia nei territori di residenza. È chiaro che hanno pure la legittima aspirazione a non lavorare a chilometri di distanza da casa. Tutto questo ha generato la situazione inaccettabile che viene descritta nel dossier di Tuttoscuola“.

Il dossier parla di uno squilibrio tra Nord e Sud. Come si può rimediare a tutto questo?
L’unico rimedio non può che essere quello a lungo termine, quindi che deve prevedere veramente un piano per la scuola del Sud Italia in cui per altro i numeri della dispersione scolastica sono allarmanti. Ci dovrebbe essere un piano serio, reale, su quella che è la situazione delle scuole del Sud Italia e un’estensione del tempo pieno che consentirebbe di combattere, per altro, la dispersione scolastica. Un attenzione maggiore quindi alle scuole del Sud che creerebbe ovviamente anche maggiori opportunità lavorative per i docenti del Sud Italia

La ministra Fedeli ha detto che almeno per quest’anno la mobilità deve essere intesa nel senso della non obbligatorietà della stessa cattedra per tre anni, lei concorda?
Si tratta sempre di deroghe che vengono fatte a leggi dello Stato e che certamente non aiutano a favorire la continuità didattica e il successo formativo degli studenti. Vanno tenuti in considerazione due diritti, quello del lavoratore a lavorare nelle zone di residenza o il più vicino alle loro famiglie, e quello degli studenti ad avere lo stesso insegnante per tutto l’anno scolastico. Questo non va fatto mettendo delle pezze, ma mettendo al lavoro tutti i tecnici del Ministero per studiare come migliorare la situazione a lungo termine. Noi crediamo assolutamente che le deroghe non servano a risolvere la questione a lungo termine“. 

A livello parlamentare il Movimento 5 Stelle come si muoverà?
Noi abbiamo sempre presentato un nostro piano alternativo di assunzioni degli insegnanti guardando sempre all’obiettivo principale, quello di soddisfare il fabbisogno delle scuole. Eravamo contrari all’organico del potenziamento che ci sembrava appunto qualcosa di creato ad arte per risolvere il problema del precariato della scuola e quindi noi proponevamo e proponiamo delle assunzioni basate sul fabbisogno anche dei docenti inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto e che invece sono stati dimenticati dal governo, costretti a un concorso dai contorni paradossali. Per altro questi docenti sono quest’anno di nuovo supplenti delle scuole. Riteniamo che vada messo al primo posto il fabbisogno delle scuole con un occhio di riguardo, come dicevamo prima, alle scuole del Sud d’Italia. E poi si deve puntare a una diminuzione degli alunni per classe, anche al Nord, perché per favorire la continuità didattica si deve dare modo agli insegnanti di seguire gli studenti e di avere quindi classi meno affollate e una didattica di più grande qualità“.

Esiste anche la terza fascia, il problema del precariato comprende anche questo tipo di figura professionale…
Certo, non va mai dimenticato. Non si deve fare l’errore dei precedenti governi di credere che il precariato sia solo nelle graduatorie ad esaurimento. Ci sono molti insegnanti e aspiranti tali anche nelle graduatorie di terza fascia. Noi proponiamo da sempre – e se fossimo al Governo lo faremmo mettendolo in atto subito – un censimento della terza fascia per capire quanti aspiranti docenti in questa fascia hanno già prestato servizio di almeno 36 mesi e sicuramente andrebbe immaginata una via preferenziale per l’accesso al ruolo nella scuola in maniera stabile a coloro che hanno già maturato il servizio nella stessa scuola. Questo non toglie il fatto che debba essere sempre messo al primo posto come obiettivo principale il soddisfacimento del fabbisogno delle scuole e quindi un vero potenziamento, una riduzione del numero degli alunni per classe e assunzioni fatte con criterio in base alle esigenze delle scuole“.