Sentenza sul crocifisso, soddisfazione diffusa

Sono quasi tutti positivi i primi commenti alla sentenza della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo che ha assolto l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche.

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini in particolare esprime in una nota “profonda soddisfazione per la sentenza della Corte di Strasburgo, un pronunciamento nel quale si riconosce la gran parte del popolo italiano. Si tratta di una grande vittoria per la difesa di un simbolo irrinunciabile della storia e dell’identità culturale del nostro Paese”.”Il Crocifisso – continua il ministro – sintetizza i valori del Cristianesimo, i principi sui cui poggia la cultura europea e la stessa civiltà occidentale: il rispetto della dignità della persona umana e della sua libertà”. “E’ un simbolo dunque – conclude – che non divide ma unisce e la sua presenza, anche nelle aule scolastiche, non rappresenta una minaccia né alla laicità dello Stato, né alla libertà religiosa. Oggi è un giorno importante per l’Europa e le sue istituzioni che finalmente, grazie a questa sentenza, si riavvicinano alle idee e alla sensibilità più profonda dei cittadini”.

Quella sul crocifisso in classe è una “vittoria” anche per la Radio Vaticana, vittoria che “non è solo dell’Italia ma anche di questi Paesi e di tutti coloro che ritenevano assurdo imporre la rimozione del Crocifisso dalle aule scolastiche“. La Radio Vaticana ha anche ricordato che la posizione italiana nella vicenda “ha trovato l’appoggio formale, davanti alla Corte, di San Marino, Malta, Lituania, Romania, Bulgaria, Principato di Monaco, Federazione Russa, Cipro, Grecia e Armenia“.

La soddisfazione della Santa Sede trapela anche nel primo commento del portavoce vaticano, p. Federico Lombardi: “La sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo sull’esposizione obbligatoria del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane e’ accolta con soddisfazione da parte della Santa Sede”.

Soddisfazione è espressa anche da esponenti di tutti i partiti politici, sia di centro-destra che di centro-sinistra, come pure dalla gran parte del mondo dell’associazionismo, non solo cattolico.

Ad uscire del coro è comprensibilmente il ricorrente Massimo Albertin, il medico di Abano Terme che otto anni fa aveva iniziato con la moglie finlandese, Solile Lautsi, una battaglia legale contro il crocifisso nella scuola frequentata dai figli, che dichiara: “Il pronunciamento di Strasburgo mi delude, molto, perché la prima sentenza su questa vicenda era clamorosamente chiara. Pare – dice il medico padovano – che sia tutto legato al “margine di apprezzamento” sull’applicazione dei diritti umani, per cui la Corte può decidere su determinate materie di lasciare più margine ai singoli Stati. Ma se ci sono dei diritti da far rispettare, non si capisce perché questi in Italia possano essere diversi da quello che sono in Francia o in altri Paesi dell’Unione”.

Critiche alla sentenza anche dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: “La sentenza esprime una delle opinioni contrapposte in questa discussione. Nello specifico, ho sempre sostenuto una tesi differente da questa. La mia opinione personale è che nell’edificio pubblico ci deve essere spazio solo per simboli condivisi e non di una parte, anche se è rispettabile e di maggioranza. Ciò premesso, mi rendo conto della durezza polemica della questione e delle tradizioni e sensibilità della maggioranza cristiana del nostro Paese, e non ho voluto mai farne una guerra di religione”. Quanto alla tesi sostenuta dal governo italiano nel suo ricorso, per Di Segni, “dire che il crocifisso è simbolo culturale è, a mio parere, mancargli di rispetto. E non mi ci riconosco come simbolo culturale”.