Tuttoscuola: Non solo statale

Sentenza ICI-paritarie: il doppio paradosso

Il rischio di un boomerang per lo Stato

Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, intervenendo da Aosta sulla sentenza della Cassazione che impone a due istituti scolastici religiosi paritari di Livorno di pagare l’Ici, ha parlato di “una riflessione da fare”, ricordando che in regioni come il Veneto, “il 67% dell’educazione infantile e della scuola primaria è coperta dalle scuole paritarie” e che quindi, senza paritarie, Stato e Regione “si troverebbero in enormi difficoltà economiche e strutturali”.

Giannini non entra nel merito della specifica questione (“non è di mia pertinenza”), ma sostiene che “il tema delle scuole paritarie dal mio punto di vista – che non è solo mio, è della maggioranza di governo – va affrontato in un quadro anch’esso europeo di riferimento”, partendo dalla “bella legge a firma di Berlinguer” che ha dotato l’Italia di un “sistema integrato dell’istruzione, un sistema che lo Stato si impegna ovviamente con modalità differenti, a far sviluppare e non declinare”.

Pur consapevoli della complessità della questione del finanziamento delle scuole non statali, sulla quale esistono da sempre (almeno dal 1947, come mostrano i lavori dell’Assemblea Costituente), posizioni e interpretazioni assai diverse, ci sembra di poter raccogliere l’invito del ministro alla “riflessione” sottolineando intanto il fatto che la sentenza della Cassazione mette in luce l’esistenza di un doppio paradosso. 

Il primo è costituito dal fatto che pur in presenza di una legge sulla parità (n. 62/2000) le scuole non statali paritarie non vengono messe in una condizione di parità effettiva: infatti non solo non vengono sostenute con finanziamenti adeguati e certi, come avviene in molti altri paesi, ma anzi vengono ulteriormente gravate di oneri, come quello del pagamento dell’ICI-IMU, che potrebbero metterne una buona parte fuori mercato, costringendole alla chiusura.

Il secondo paradosso è che, in conseguenza del primo, lo Stato dovrebbe farsi carico di centinaia di migliaia di studenti che non potendosi più rivolgere alla scuole paritarie chiuse busserebbero alle porte delle scuole statali, che li dovrebbero accogliere tra gravissime difficoltà di sistemazione logistica e a costi incomparabilmente superiori a quelli sostenuti per il modesto supporto finora accordato alle scuole paritarie.

La pretesa di imporre imposte aggiuntive a soggetti che organizzano un servizio pubblico senza scopo di lucro si trasformerebbe quindi in un boomerang con maggiori costi per lo Stato. Una visione più lungimirante dovrebbe portare invece a sostenere chi concorre a offrire un servizio di interesse della collettività, garantendo degli standard fissati dallo Stato, servizio che lo Stato stesso non è in grado di assicurare a tutti i cittadini.

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