Sempre più tempo pieno/1. Uno studio di Tuttoscuola

Il numero di alunni a tempo pieno nella scuola primaria si è incrementato del 55% rispetto al 2001. Allora frequentava il tempo pieno un alunno su cinque, oggi uno su tre. Il Lazio in testa, il Molise in coda. A Milano è arrivato al 90,4%; a Roma è cresciuto di 12 punti. Palermo ha soltanto il 4,5% di alunni a tempo pieno (ma nel 2003-04 era all’1,4%)

Un alunno su tre nella scuola primaria frequenta il tempo pieno per otto ore al giorno da lunedì a venerdì All’inizio del duemila frequentava il tempo pieno un alunno ogni cinque. Dall’analisi di Tuttoscuola, che ha elaborato i dati relativi all’anno scolastico in corso 2015-2016, risulta che il numero di alunni a tempo pieno si è incrementato del 55% rispetto al 2001. E’ un modello organizzativo di tempo scuola che piace sempre più alle famiglie italiane.

Nell’anno scolastico in corso sono 888 mila gli alunni che si avvalgono del tempo pieno su un totale di 2.583.000 alunni di scuola elementare, pari ad una percentuale del 34,4%. Nel 2001-02 erano 573 mila (pari al 22,6%). Le classi organizzate a tempo pieno nel 2015-16 sono complessivamente 42.449 su 131.692 per una percentuale del 32,2%.

Confrontando i dati con quelli degli anni precedenti, una sorpresa: in tutti questi anni gli alunni e le classi a tempo pieno sono andate sempre aumentando.

Nel 2001-02 – si rileva nello studio di Tuttoscuola – la percentuale di alunni a tempo pieno era soltanto del 22,6%; cinque anni dopo, nonostante l’operazione “spezzatino” della riforma Moratti, la percentuale di alunni  tempo pieno era salita al 25,5%; nel 2010-11 gli alunni erano saliti al 29,4%; infine nell’ultimo quinquennio vi è stato un costante incremento percentuale del numero di alunni e delle classi a tempo pieno fino ad arrivare appunto all’attuale 34,4%.

L’aumento costante del numero di alunni è frutto indubbiamente della pressante domanda delle famiglie, ma in alcuni territori colpiti dal calo demografico è anche il risultato di una riconversione per salvare i posti di organico.

Si tratta di un aumento della domanda reso possibile anche dalla corrispondente risposta dello Stato con aumento di classi e di docenti.

L’aumento di organico destinato al tempo pieno è dovuto anche alla riforma Gelmini che, togliendo posti di compresenza e riducendo l’orario (e l’organico) delle classi funzionanti non a tempo pieno, ha potuto incrementare il numero di posti nel tempo pieno.

In effetti la qualità dell’offerta formativa è rimasta sostanzialmente confermata, ma in molti casi si è persa la compresenza che era un valore aggiunto di quel servizio.

Le famiglie, però, hanno continuato a richiedere tempo pieno, tanto che la percentuale di alunni a tempo pieno è più elevata della percentuale delle classi a tempo pieno. (1. Continua)