Sei idee/4. Risparmiare si può. Investire anche

Una delle idee contenute nel dossier è un vecchio cavallo di battaglia di Tuttoscuola, che però vale la pena di rilanciare: è quella che riguarda gli sprechi/diseconomie che derivano dalla mancata soppressione delle microscuole, quelle con meno di 50 alunni, che costano in termini di personale il doppio delle altre: fino a 8000 euro per alunno contro i 3.500 euro di una scuola standard con 100 alunni. In Italia ce ne sono quasi 10 mila sul totale di circa 42 mila.

Se gli enti territoriali ne chiudessero anche solo una su 10 – ovviamente salvaguardando quelle in montagna, piccole isole e zone isolate – il risparmio stimabile sarebbe di oltre 100 milioni di euro l’anno. Senza contare gli utilizzi alternativi e i proventi degli edifici liberati.

I risparmi così ottenuti, da questa e da altre possibili misure di razionalizzazione, potrebbero essere reinvestiti in spesa “buona”, a partire da edilizia, banda larga, laboratori, palestre, biblioteche, oltre allo sviluppo professionale dei docenti, progetti di ricerca-azione per migliorare la didattica.

In un’area dove si chiudono una serie di microscuole, sarebbe simbolicamente bello avviare subito la costruzione di una nuova scuola allo stato dell’arte, sicura e tecnologica, come ad esempio il nuovo istituto elementare di Montelupo Fiorentino, realizzato dall’amministrazione comunale secondo i criteri di edilizia sostenibile, inaugurato dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando (i complimenti di Tuttoscuola alla regione Toscana, al sindaco di Montelupo Rossana Mori e alla dirigente scolastica Gloria Bernardi).

Lo scetticismo dei conservatori e le resistenze dei difensori a tutti i costi di uno dei simboli, insieme ai campanili, dell’identità micro-locale, hanno finora impedito la soppressione delle microscuole, facendo a nostro avviso, sia pure inconsapevolmente, un danno agli stessi bambini, costretti in una gabbia neocomunitaristica che ne impedisce il positivo incontro e confronto con altri bambini, altri ambienti, e con le esperienze anche didattiche più ricche e diversificate che sono più frequenti nelle scuole di maggiori dimensioni.

Anche su questo punto sarebbe auspicabile che ci fosse maggiore sensibilità e iniziativa.