Scuola, l’insegnamento è rosa: ecco perché non è un bene

È una domanda che ci si fa da anni anche in Italia, alla luce delle statistiche internazionali che vedono il nostro Paese ai primi posti per tasso di occupazione femminile delle cattedre. Nei 28 Paesi della Ue (dati diffusi nel 2016), le donne sono l’84,7% degli insegnanti nell’istruzione primaria e il 64% in quella secondaria, ma in Italia come Tuttoscuola ha segnalato in un servizio ripreso anche dalle agenzie, le insegnanti delle elementari sono il 99,3% nella scuola dell’infanzia e il 96% nella primaria (nel 2015 erano il 94%).

Una percentuale di donne superiore si trova solo in Lituania (97,1), Ungheria (97) e Slovenia (96,9).

La situazione non è molto diversa nelle scuole medie e superiori. Nel complesso in Italia, il 71,2% del corpo insegnante è donna, e percentuali superiori si trovano anche qui sono tra i Paesi dell’ex blocco sovietico: Lettonia (82,7%), Lituania (81,6), Bulgaria (79,3), Estonia (77,1), Croazia (75,4).

Il Paese con il numero di docenti più bilanciato per genere è la Danimarca, ma anche lì nell’istruzione primaria le donne raggiungono il 69,1%.

Il fenomeno della crescente femminilizzazione dell’insegnamento investe dunque tutti i Paesi economicamente più sviluppati, e suscita non poche preoccupazioni perché secondo alcuni comporterebbe un certo impoverimento della qualità dell’insegnamento soprattutto nell’area delle discipline tecnico-scientifiche, essendo i laureati maschi in tali discipline attratti da altre professioni, più gratificanti e meglio retribuite. La quasi totale assenza di uomini tra i docenti in tutto il percorso di studi preuniversitario demotiverebbe inoltre gli studenti maschi dall’intraprendere questa professione, percepita ormai come femminile.

Tra le soluzioni di cui discute per migliorare la situazione, oltre a quella di rendere più attrattivo il mestiere di insegnante dal punto di vista economico e della carriera (soluzione che forse potrebbe almeno in parte funzionare in Italia, ma che sta dando pochi risultati nei Paesi che già la adottano), ci sarebbe quella ‘tecnologica’ – una variante della flipped classroom, o classe capovolta – che consisterebbe nella predisposizione di lezioni multimediali, integrate eventualmente da esercizi, registrate dai migliori insegnanti delle diverse discipline a prescindere dal loro genere.

Queste lezioni potrebbero essere fruite sia a casa che in classe, dove gli (le) insegnanti, come nel modello flipped, aiuterebbero gli studenti a chiarire i dubbi, fare gli esercizi e verificare il livello di apprendimento raggiunto.

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