A scuola d’impresa, Aprea: ‘Mentre i nostri giovani studiano, altrove cambiano il mondo’

L’importanza dell’istruzione e formazione professionale per gli studenti, ma anche per l’intero Paese. E ancora: come collegare nel miglior modo possibile scuola e lavoro affinché i ragazzi che terminano gli studi siano già pronti per poter firmare un contratto. Questi sono stati i temi di “A scuola d’impresa“, il convegno che si è tenuto oggi alla Camera dei deputati, Sala Aldo Moro, fortemente voluto e organizzato da Elena Centemero e Renata Polverini. Tra gli interventi anche quello di Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola, mentre a moderare ci ha pensato il nostro Sergio Govi.

Perché un convegno su questo tema? Risponde la Polverini: “Abbiamo bisogno di un’occasione per ascoltare chi si occupa della scuola, chi cerca di collegarla al mondo del lavoro e chi ne vive i problemi. A oggi, considerando il tasso di occupazione giovanile, bisogna imporsi una riflessione seria. Mi auguro che alla fine di questo pomeriggio possiamo avere ulteriori strumenti per caratterizzare la nostra azione“.

Dopo Renata Polverini a prendere la parola è Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia. E che proprio della Lombardia, del suo modello di istruzione e formazione personale ci vuole parlare. Parte dai risultati presentati in un video. Numeri che parlano chiaro, storie che raccontano come la formazione professionale abbia aiutato tantissimi giovani a realizzare i loro sogni e a entrare nel mondo del lavoro. “Uno dei nostri successi – dice Aprea – è quello di aver aumentato il numero degli apprendisti. Nel 2013 erano appena 110, oggi sono circa 2600“. 

Un traguardo che però non va visto come tale, ma solo come una tappa. “C’è tanto lavoro da fare – aggiunge l’assessore – La Lombardia è la dimostrazione che buone leggi possono produrre buoni risultati. Ma dobbiamo fare molta attenzione a prolungare i percorsi di studio. I nostri 13 anni di istruzione non ce li possiamo più permettere. Abbiamo deciso che in Italia tra i 20 e i 30 anni si studia, ma altrove si produce e si cambia il mondo. Qui a 30 anni troppi ragazzi non hanno ancora mai firmato un contratto di lavoro, sono fuori. La formazione professionale deve essere rivalutata nel nostro Paese. Dobbiamo imparare a portare i nostri ragazzi a lavorare molto presto. Ogni scuola superiore deve avere un ufficio di placement. L’Italia deve essere il modello della migliore istruzione. Il modello Lombardia sia modello per tutta l’Italia e per tutti i giovani“.

Tanto in questo senso sta sicuramente facendo l’alternanza scuola-lavoro resa obbligatoria dalla Buona Scuola. “È un elemento innovativo molto importante, averla messa al centro del curricolo è stata un’idea lungimirante” dichiara il direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra. “Certo – aggiunge – . Non si può fare una buona alternanza scuola-lavoro se i docenti non sono preparati o se nel territorio di molte scuola ancora non esiste un settore produttivo capace di rispondere alle esigenze delle scuole“. Proprio a questi due problemi prova a rispondere TuttoAlternanza.it, il portale che offre percorsi di qualità sviluppati dall’Università IUL, promossa da Indire.

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A mettere a disposizione di studenti e insegnanti TuttoAlternanza sono Tuttoscuola e CivicaMente, società da 25 anni specializzata nell’uso della tecnologia digitale per l’educazione. Il portale offre soluzioni per l’alternanza scuola-lavoro, pacchetti di Asl, un’Interfaccia Scuola-Azienda volta a semplificare il lavoro e una grande novità, il progetto Giornalisti in Alternanza. Grazie a questo i ragazzi possono cimentarsi in una vera e propria esperienza di giornalismo seguiti dalla redazione di Tuttoscuola e curare un’inchiesta sul  campo.

 

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