Scuola? In bocca al lupo

Aula vuota, ministri distratti e un discorso di quelli che difficilmente poteva suscitare molta attenzione. Venti minuti senza asprezze, senza asperità o ruvidezze, persino quasi senza un applauso, per chiedere la fiducia a un governo che definire sbiadito è già tanto. E soprattutto neppure una parola sulla scuola, che pure è stata ritenuta una delle ragioni più importanti del fallimento del gabinetto Renzi. Parte in modo dimesso, il governo di Paolo Gentiloni. E già si capisce che avrà il fiato corto e che gli orizzonti sono assai limitati. Non poteva essere diversamente. Governo di responsabilità, l’ha definito il presidente del Consiglio. E ora vedremo come vorrà declinarla.

A far discutere, per adesso, è proprio la sostituzione del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Lo sbarco a viale Trastevere di Valeria Fedeli, inviata a ricucire i rapporti con il mondo della scuola, ha sollevato tante speranze, ma altrettante fratture rischiano di aprirsi. La prima nota, di cronaca, è che – dopo tanti ministri provenienti dal mondo dell’università – a caricarsi di questa responsabilità è una ex sindacalista, anche molto identitaria. Perché una sindacalista? Hanno sbagliato i suoi predecessori? E perché? E dove? Su questo non c’è alcuna autocritica o chiarimento. Si cambia strada insomma, ma la scommessa resta ancora tutta da vincere. L’altra considerazione è che, visto l’orizzonte limitato del nuovo governo, non c’è da attendersi granché sul piano delle riforme. Anzi, le aspettative sono per un sostanziale ridimensionamento dell’impianto della “Buona Scuola”. Mentre il rischio di uno scontro tutto ideologico con il mondo cattolico sembra essere dietro l’angolo, soprattutto se si darà davvero corso all’introduzione del gender nelle scuole. 

E allora? La coperta è corta. E all’orizzonte non sembra che ci siano uomini in grado di riportare la questione della scuola, che resta comunque aperta e sempre centrale per il Paese, al centro del dibattito tra i corpi attivi della società. Certo ci sono molte emergenze da affrontare, tante priorità che è giusto non dimenticare. Ma è come procedere affrettandosi a tappare buche sulla strada. Ne copri una, se ne aprono due. In bocca al lupo, allora, scuola italiana. Ne hai bisogno.