Sciopero scuola: crepe dell’unità sindacale e monitoraggio dal basso per trovare soluzioni diversificate per la riapertura

Tra qualche giorno si conosceranno i dati di adesione allo sciopero scuola dell’8 giugno, anche se già si intuisce dalle prime dichiarazioni degli esponenti sindacali che, come essi stessi si aspettavano, non si sono registrati elevati livelli di partecipazione. Tuttavia, come ha dichiarato Maddalena Gissi, segretaria della Cisl scuola, “Siamo riusciti a ottenere una grande attenzione dei media e soprattutto a far passare il giusto messaggio, che ha trovato consenso e condivisione: metteteci in condizione di riaprire in sicurezza le nostre scuole; per farlo serve un investimento più deciso, i fondi che avete stanziato sono del tutto insufficienti.

Prima di entrare nel merito di alcune proposte per settembre, la Gissi si è voluta togliere anche qualche sassolino, affermando che “Vorremmo che tutti si concentrassero sull’obiettivo, non improvvisando ogni giorno soluzioni fantasiose o attardandosi in dispute senza senso, come un’assurda demonizzazione “ideologica” della didattica a distanza, che deve restare semplicemente una risorsa in più, visto che abbiamo accumulato mesi di ‘allenamento’, da utilizzare se e quando necessario”.

Il riferimento sembra essere al segretario della Uil Scuola Turi che si è espresso in tal senso, provocando quell’intervento della Cisl che sembra preludere alla rottura del fronte sindacale.

Per la predisposizione delle misure da attuare per riprendere la scuola in sicurezza, la Gissi sembra privilegiare il metodo prima delle soluzioni da adottare: partire dal basso, come ha anche affermato Tuttoscuola che ha intercettato una simile intenzione anche da parte del ministero.

“Evitiamo di ragionare continuamente su modelli astratti – dichiara la Gissi – alla ricerca di quello perfetto da calare poi sulle singole scuole: proviamo a rovesciare il percorso, a partire dal basso. Serve subito un monitoraggio scuola per scuola, per avere un quadro preciso della situazione, individuando le realtà che presentano minori problemi e concentrando l’attenzione su quelle con più criticità. I tempi devono essere stretti: non possiamo scoprire ad agosto che ci serve assumere qualche decina di migliaia di insegnanti o di collaboratori in più, ancor meno possiamo rinviare gli eventuali interventi per ristrutturare gli spazi per la didattica. I soggetti che agiscono sul territorio possono dare una spinta decisiva; certo va fatto salvo il carattere unitario del sistema pubblico, che è per noi irrinunciabile, ma per affermarlo c’è bisogno di una regia efficace, più che di modelli calati dall’alto”.