Salvare il liceo classico? Non è questo il punto

Salvare il liceo classico? Forse non si tratta tanto di salvarlo o meno.
 
E’ evidente che una formazione secondaria di carattere classico/ umanistico, in un Paese come il nostro, non può mancare. La questione da porre è se questo Liceo classico è ancora adatto (se mai lo è stato) a preparare la classe dirigente del nostro Paese, come tradizionalmente ha fatto negli ultimi 90 anni in Italia (sottolineo in Italia perché in Francia buona parte della classe dirigente passa dall’indirizzo scientifico, e non sembra che se la passino peggio che da noi). Io ritengo di no: se i diplomati del Liceo classico eccellono anche in materie lontane dalla classicità questo non è tanto merito della preparazione ricevuta, quanto dal fatto che al liceo classico accedono studenti iperselezionati sotto l’aspetto sociale e scolastico, provenienti da famiglie iperselezionate sotto l’aspetto sociale, culturale e scolastico, che si trovano con compagni anch’essi selezionati, permettendo ai loro insegnanti di approfondire concetti e contenuti difficilmente affrontabili con studenti meno dotati in partenza.
 
Se i diplomati del Liceo classico ottenessero all’Università risultati peggiori dei loro colleghi che frequentano altre scuole ci sarebbe veramente di che preoccuparsi! Allora dobbiamo domandarci qual è il valore aggiunto offerto dal Liceo classico a questi studenti, al di là della ovvia conoscenza delle discipline classiche? La risposta non è così scontata, come sembrerebbe dall’articolo: non si vuole qui generalizzare, perché le situazioni sono molto diversificate, ma non è affatto detto che il Liceo classico, così portato all’astrazione, formi anche personalità in grado di applicare i concetti e le nozioni alla realtà, di affrontare situazioni problematiche, di saper progettare, di confrontarsi con le possibilità ed i vincoli, di fare sintesi, tutte competenze essenziali per gestire la complessità della società odierna.
 
Se osserviamo la classe dirigente del nostro Paese, quella uscita dal Liceo classico, ritroviamo in essa una buona capacità di analisi, ma una capacità di gestione della complessità molto più scarsa. Tutta la gestione dell’apparato pubblico (nel quale i diplomati classici abbondano) conferma questa difficoltà nel passare dall’analisi del problema alla sua soluzione operativa. Allora evviva il Liceo classico, se da questa scuola dovranno uscire operatori e studiosi del mondo antico, in tutte le sue forme, ma un profondo ripensamento culturale e concettuale, se vogliamo che formi anche una classe dirigente degna di questo nome.