Basta minigonne vertiginose, jeans lacerati e chiassose scarpe da ginnastica. Vade retro anche il più casto hijab, il velo islamico che copre testa e capelli lasciando libero il volto. La scuola russa torna all’antico, alle uniformi di un tempo, rafforzando quell’idea di Soviet style nel quale sembra specchiarsi sempre di più la Russia di Vladimir Putin.

Sembra che sia stato lui in persona ad ispirare anche questa volta il ”ritorno al futuro”, in nome dell’uguaglianza tra scolari.

Dal primo settembre 10 milioni di alunni dovranno rinunciare in aula al diffusissimo look casual della Russia post-comunista, griffato o meno, per indossare divise dai colori sobri, oscillanti tra blu, grigio e rosso bordeau: giacca e cravatta per i maschi e tailleur con gonna al ginocchio per le femmine.

L’annuncio è stato dato dal quotidiano Rossiskaya Gazeta, organo ufficiale del governo. L’idea era stata suggerita dal presidente Putin dopo la polemica dello scorso autunno a Stavropol, sud della Russia, dove il direttore di una scuola aveva vietato ad alcune alunne di indossare l’hijab in aula, suscitando le proteste dei genitori e della comunità musulmana. Decisione confermata poi anche nelle varie istanze giudiziarie.

“Ciascuno dovrebbe sentirsi uguale”, aveva sottolineato il leader del Cremlino, ”è necessario rispettare i sentimenti religiosi della gente, ma non dobbiamo dimenticare che la Russia è un paese secolare e multinazionale, dove la Chiesa è separata dallo Stato”.

Poi aveva spezzato una lancia a favore della divisa comune, usata finora solo da alcune scuole private: aiuterebbe a risolvere il problema delle differenze socio-economiche tra gli scolari, aveva spiegato, perchè i più poveri non si sentano di serie B. Un’eco dell’Urss, quando l’uniforme era unica in tutte le scuole da Vladivostok a Minsk. Un ritorno al passato, back to the future? Non esattamente, perchè ora ciascuna scuola potrà scegliere – un po’ come nella tradizione scolastica anglosassone – materiale, taglio e colore dell’uniforme.