Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Risparmi/2: se le Asl fabbricano cattedre di sostegno

Un altro campo che sarebbe finito sotto la lente dei tecnici del MIUR, sempre secondo le indiscrezioni giornalistiche non smentite, è quello delle certificazioni rilasciate dalle Asl per documentare la gravità dell’handicap che garantiscono più docenti di sostegno. Se si dovesse trattare di un’accusa vera e propria, dovrebbe ovviamente essere documentata e quindi denunciata.
Forse si tratta piuttosto del riscontro di un fenomeno, quello delle cosiddette “nomine in deroga”, che da straordinario ed eccezionale sta diventando consueto e ordinario nella scelta del personale didattico di sostegno.
In base alla legge (art. 40 legge finanziaria 1998), voluta proprio per evitare che i docenti di sostegno venissero nominati in base al fabbisogno dovuto a certificazioni di handicap, è stato introdotto un parametro fisso che prevede un docente di sostegno ogni 138 alunni iscritti.
La stessa legge ha tuttavia previsto anche una deroga a tale limite per casi di accertata gravità, con conseguente assunzione di docenti supplenti annui.
Nel 98/99 i posti in deroga sono stati circa il 5 per cento, una percentuale in continua ed esponenziale crescita: nel 99/2000 è divenuta del 10,6 per cento, lo scorso anno scolastico circa il 20 per cento.
Per quest’anno si parla di oltre 7 mila posti in deroga in più del previsto. Una stima forse per difetto se si fa il calcolo partendo dal numero complessivo di alunni per quest’anno scolastico: 7.609.601 che, applicando il parametro di 1 a 138, avrebbero dovuto determinare un organico di 55.412 docenti di sostegno (di ruolo e supplenti annui), che invece sono stati 68.468, cioè 13.326 in più (una differenza in deroga che sarebbe quindi pari al 24 per cento).
Come si vede, per effetto delle deroghe, ci si è di anno in anno progressivamente allontanati dal parametro di 1 a 138, arrivando quest’anno al rapporto di 1 a 111. Che porta ad avere un posto in deroga ogni quattro “regolari”.
Conti alla mano è comprensibile il grido di allarme del MIUR, ma forse va ripensata la legge e l’intero sistema del sostegno didattico, preoccupandosi più dell’efficacia del servizio piuttosto che dei suoi costi.

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