Ripensare la scuola all’insegna della solidarietà

Lo schock prodotto dalla pandemia che ha travolto l’intera comunità mondiale non ha risparmiato nessun aspetto della nostra vita personale e sociale. Ci siamo accorti che alcune convinzioni che già avevamo maturato circa i tratti caratterizzanti questo inizio del XXI secolo (interdipendenza legata alla globalizzazione; incertezza dovuta ai cambiamenti continui, rapidi e profondi; pervasività della comunicazione che immette una sovrabbondanza di dati nella vita quotidiana…) assumono una concretezza drammatica. La scuola non poteva essere risparmiata. Il distanziamento sociale, la chiusura degli edifici scolastici, la didattica a distanza diventata improvvisamente l’unica didattica praticabile ha messo a dura prova un sistema formativo tradizionalmente conservatore, ancora largamente ancorato a punti solidi quali cattedra e aula, lezione e interrogazione, programma e compiti per casa. Dal disorientamento inevitabile bisognerà riaversi rapidamente per ritrovare un orientamento nuovo, perché sembra abbastanza condivisa l’idea che non si potrà ritornare al fare scuola di prima, almeno non così rapidamente come molti desidererebbero.

Ma, augurandoci che le aule vuote, i vuoti cortili delle nostre scuole tornino fra non troppo tempo a ripopolarsi di voci e di persone e che dalla rarefazione della dimensione virtuale si ritorni alla materialità degli incontri reali, possiamo aggiungere il desiderio che si ritorni sì, ma in modo diverso? Questo non è scontato, anzi la nostalgia del passato è molto intensa. L’idea che si debba fare il possibile per ritornare alla vecchia impalcatura sembra radicata nei decisori politici e nei vertici amministrativi. Ma c’è una lezione pedagogica che la pandemia ha evidenziato e che ci piacerebbe venisse ascoltata.

Nel momento della fragilità e della paura, quali sono le parole che più ci hanno dato conforto, quelle alle quali abbiamo affidato le nostre speranze? Le abbiamo riscoperte assistendo all’immane lavoro di medici e infermieri e ricercatori e scienziati. Sono parole semplici e familiari al nostro modo di intendere la scuola, a quella scuola che sogniamo di cui Tuttoscuola si è fatta portavoce: empatia, cooperazione, solidarietà, ricerca, competenza. Sono le parole sulle quali rifondare l’idea di scuola e di didattica. Soprattutto ci è apparso chiaro che il successo della scuola è dato dalla qualità dei cittadini che forma, perché ciò che stride, quando le difficoltà da affrontare sono così complesse e le urgenze così drammatiche, è di vedere tanti piccoli egoismi, individui e Paesi, preoccuparsi di mettersi al riparo a prescindere da quello che può capitare alla propria comunità; di vedere tanti incompetenti palleggiarsi responsabilità che non sanno né assumere né gestire, ma che non si vergognano di occupare posizioni al di sopra delle loro possibilità; per non parlare dei seminatori di odio, dei coniatori di slogan irrealistici e fuorvianti, di chi ha bisogno di nemici per esistere e non di alleanze per fronteggiare con più probabilità di successo sfide quasi impossibili.

Quindi abbiamo bisogno di cittadini consapevoli, competenti, responsabili, capaci di prendersi cura. Se la scuola non serve a questo a che cosa serve? «La Scuola giustamente rivendica il diritto di preparare alla vita, ma è da chiedersi se, astenendosi dal promuovere la consapevolezza critica della strutturazione civica, non prepari piuttosto solo a una carriera.»1 Ecco il tema: preparare alla vita adulta, a partire dalla relazione educativa che si sviluppa nell’aula.

La scuola lo può fare con una visione, oppure in modo stanco e banale, incapace di motivare gli studenti ai quali sa prospettare solo un briciolo di carriera individuale, invece del grande progetto di partecipare al cambiamento del mondo. Dedichiamo questo ultimo Dossier dell’annata alla proposta pedagogica del service-Learning, che riteniamo particolarmente capace di operare il ripensamento del curricolo e il ri-orientamento della scuola, nella direzione di una formazione alla cittadinanza attiva consapevole, competente, generosa.

Abbiamo parlato della scuola aperta e solidale nell’inserto de La scuola che sogniamo pubblicato nel numero di giugno di Tuttoscuola 

La scuola aperta e solidale è il modello che abbiamo presentato nel mese di giugno all’interno del nostro progetto “La scuola che sogniamo”.

Nell’inserto pubblicato all’interno del numero 603 giugno di Tuttoscuola troverai i seguenti approfondimenti sulla scuola aperta e solidale:

– Service Learning: la sfida della gratuità. di Italo Fiorin;
– Dal Service Learning al Virtual Service Learning, di Adriana Cantaro;
– Una modalità che si sposa bene con la didattica a distanza: il virtual Service Learning, di Irene Culcasi;
– L’esperienza dell’IIS Einstein-De Lorenzo di Potenza. Il progetto pilota: “Aiutiamo per aiutarci”, di Maria Emilia Cavaliere, Maria Sara Coriglione, Mariella Giacummo, Franca Gioia, Maria Ripullone;
– Il Service Learning: un termometro per la qualità della scuola italiana, di Simone Consegnati.

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