Renzi: alla base di tutto c’è l’educazione

Se io voglio salvare una istituzione musicale importante non devo partire dai problemi contingenti degli orchestrali, ma dalla scuola, dall’educazione musicale, dalla costruzione di una sensibilità e di una cultura musicale diffusa tra i giovani”. E un ragionamento analogo si può fare con riferimento al rispetto dell’ambiente (educazione ambientale) o a quello delle istituzioni e della legalità (educazione civica).

Nel suo intervento di apertura dei lavori della assemblea nazionale del Pd, pronunciato come spesso gli succede a braccio, il segretario-presidente Matteo Renzi ha più volte parlato di scuola, sempre in un’ottica di investimento sul futuro.

Su tre temi dovremo giocare la battaglia delle prossime settimane”, aveva annunciato Renzi: l’Europa, la disoccupazione giovanile, “sconvolgente”, e una “gigantesca campagna per l’educazione che riguardi anche Rai, scuola, università”.

Renzi non è entrato in dettagli sull’educazione, ma l’esempio citato all’inizio e gli accenni che ha fatto nel suo discorso sono chiari, e sono tutti declinati al futuro, ai giovani di oggi dai quali occorre partire per costruire la società di domani. “O prendiamo in mano la questione Rai”, ha detto fra l’altro, “convinti che si tratti di uno straordinario vettore educativo per le prossime generazioni, con una informazione libera e programmi che arricchiscono l’Italia, o siamo in grado di fare una grande discussione in cui teniamo insieme scuola, cultura e rete o finiamo in pasto al sindacato di turno”.

Forse Renzi ce l’aveva con i sindacati della Rai, ma il taglio dei permessi sindacali, che ha fortemente colpito il mondo della scuola, lascia supporre che non avrà riguardi neanche per quelli che da decenni costituiscono il partner privilegiato delle politiche del personale realizzate da viale Trastevere.