Reggi precisa ma non troppo

Nell’intervista radiofonica dalla sede Rai di Palermo in diretta per ‘Radio anch’io’, il sottosegretario all’istruzione, Roberto Reggi, ha affrontato la prova del fuoco sui tre argomenti che in questi giorni hanno tenuto acceso il dibattito: scuole aperte, orario di lavoro dei docenti ed edilizia scolastica.

Sull’idea di tenere aperte le scuole ha trovato alcuni consensi da parte di chi in qualche modo sta già sperimentando iniziative analoghe. Forse proprio sull’onda di questi non dissensi Reggi ha dichiarato di voler portare a sistema la scuola aperta. Domanda: ma quante sono in tutta Italia su oltre 40mila scuole quelle che già praticano la scuola aperta lanciata sette anni fa dall’allora ministro Fioroni?

Sulle 36 ore il sottosegretario ha confermato il sostanziale dietro front dei giorni scorsi, precisando che l’orario di insegnamento dei docenti statali resta quello attuale: 18 ore settimanali per i prof, 22 per i maestri della primaria e 25 per quelli dell’infanzia. Nessun obbligo di servizio ulteriore, ma soltanto la possibilità di svolgere altre attività di servizio a scuola. Idea un po’ fumosa da chiarire (o abbandonare).

Su un obbligo Reggi è stato chiaro: la formazione in servizio dei docenti deve essere obbligatoria (nel contratto di lavoro è solo un diritto). Domanda: con quali soldi, visto che i 10 milioni previsti per la formazione sono stati dirottati altrove?

Per l’edilizia scolastica Reggi ha avuto buon gioco, visto il piano del governo per scuole nuove, scuole sicure e scuole belle.