Quei giovani in piedi sui banchi…

Il 10 ottobre gli studenti sono stati invitati dall’UdS (Unione degli Studenti) non a sedersi dietro i banchi ma a salirvi sopra, come avevano fatto gli allievi del professor Keating (Robin Williams) nella scena finale del film cult L’attimo fuggente.  

Perché? L’UdS così scrive sul suo sito: “Saliamo sui banchi perché il 10 ottobre siamo pronti ad entrare in scena per un’istruzione gratuita, pubblica e di qualità, per il reddito, per il welfare e per gli spazi sociali. Per dire no alla scuola-impresa, alla scuola della competizione di Renzi-Giannini, al conferimento di nuovi poteri ai presidi, all’ingresso dei privati nelle nostre scuole; per dire si alla scuola pubblica, laica e inclusiva, alla scuola della partecipazione e della cooperazione; per dire basta alla precarietà”. Un piccolo manifesto anti-“Buona Scuola”, con motivazioni per la verità non nuove, anzi ascoltate molte volte, con modeste varianti, negli ultimi quindici anni.

La novità è la forma della protesta, suggerita dalla dominante cultura massmediale, che ha indotto i giovani dell’UdS a ispirarsi a un gesto che, nell’immaginario collettivo dei giovani (la scena è stata riproposta da tutti i media recentemente, in occasione del suicidio di Robin Williams), rappresenta il rifiuto del conformismo accademico, della didattica tradizionale, ma anche, e forse soprattutto, il bisogno di buoni maestri.

Il fatto è che la replica massiva di quel gesto, già iniziata con tanto di foto e video che impazzano sui social, fino al rito collettivo del 10 ottobre, rischia di svuotarlo di senso, di quella drammaticità esistenziale che lo ha reso nel film un episodio unico e irripetibile.