Quei 170 mila alunni disabili (il 59%) che non ritroveranno il proprio insegnante di sostegno

Rientro a scuola. Dopo il lockdown, la beffa

Un esercito di 185 mila insegnanti di sostegno, quasi come militari dell’Esercito e agenti della Polizia di Stato messi insieme; un grande investimento (6 miliardi e 250 milioni di euro l’anno e 44 miliardi di euro spesi solo per gli stipendi nell’ultimo decennio) nel Paese che per primo oltre 40 anni fa ha creduto nell’integrazione scolastica degli studenti con disabilità, superando le ghettizzanti classi differenziate: tutto in buona parte vanificato dall’avvicendamento e dalla non riconferma degli insegnanti, che peraltro in molti casi non sono specializzati, tanto meno nella patologia specifica. Quest’anno sarà record negativo: 170 mila alunni con disabilità (il 59% del totale) all’apertura della scuola non avranno più il docente di sostegno che li seguiva l’anno scorso. In molti casi ne cambieranno nei prossimi mesi anche più di uno. Un’insensata girandola di cattedre che si ripete ogni anno, di Governo in Governo, che aumenta invece di diminuire. Con il nuovo dossier in uscita – di cui si pubblica qui un’anticipazione – Tuttoscuola compie un viaggio all’interno del mondo del sostegno.

Eppure i rimedi organizzativi non sarebbero così difficili da attuare…

Fece scalpore tre anni fa la denuncia di Tuttoscuola (“Lo tsunami che colpisce gli alunni disabili”): 100 mila alunni con disabilità (il 43%) avevano cambiato docente. In molti si stracciarono le vesti: politici di ogni colore, sindacalisti, esperti. Editoriali di fuoco. Risultato? Magari fossero solo 100 mila  nei prossimi giorni, alla riapertura delle scuole chiuse a marzo scorso, gli studenti che non potranno rivedere l’insegnante che li sosteneva l’anno scorso: saranno invece quasi il doppio, quasi due su tre.

Questa è la storia di un paradosso. Come si può essere all’avanguardia nel grado di civiltà verso i più sfortunati, investire decine di miliardi di euro per garantire il diritto all’istruzione e a costruirsi un futuro a tanti giovani “figli di un dio minore”, e non raggiungere l’obiettivo per mancanza di programmazione e coordinamento, per inefficienza e burocrazia.

L’elevata civiltà dei principi legislativi non trova adeguata attuazione”. Parole, severissime, della Corte dei Conti.

Di pari passo con l’incremento del numero di alunni con disabilità è cresciuto – più che proporzionalmente – il numero di insegnanti di sostegno: +190% in poco più di vent’anni. I posti di sostegno sono passati dai 59 mila del 1997-98 ai 173 mila del 2019-20.

Ma 73 mila (il 42%) sono precari. Per questo anno scolastico si può stimare che i docenti precari saliranno a 83 mila (45%). Quasi tutti saranno nominati in una scuola diversa da quella dell’anno precedente, per le regole di reclutamento.

Che senso ha assumere a tempo, licenziare a fine anno scolastico e riassumere dopo tre mesi così tanti docenti, quando è chiaro che il fabbisogno non solo è stabile ma è in costante crescita? La motivazione è essenzialmente di natura economica: si risparmiano due mesi di stipendio. Criteri per così dire di prudenzialità economica nell’ambito della spesa pubblica, sui quali vigila severamente (e acriticamente) il Ministero dell’economia, ai quali il Ministero dell’istruzione deve conformarsi.

Si vanifica così l’efficacia di un investimento altissimo. Alla faccia della lungimiranza….