Prove Invalsi 2019: scarsi livelli di competenze, risultati negativi. Tutta colpa della scuola primaria?

Dichiarazioni che fanno rumore quelle che la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, ha espresso nell’intervista al Messaggero rilasciata in occasione della presentazione degli esiti delle rilevazioni 2019 degli apprendimenti di italiano, matematica e inglese.

Sugli scarsi livelli di competenze linguistiche e matematiche rilevati al quinto anno della secondaria di II grado (era la prima volta che avveniva, anche se il ministro Bussetti non ha voluto che quest’anno la partecipazione degli studenti fosse requisito di ammissione all’esame), la presidente Ajello non ha avuto dubbi: i risultati negativi al termine dell’intero percorso di studi – a 19 anni 1 ragazzo su 3 non possiede adeguate competenze in italiano – ha origini lontane, perché nasce dalla scuola primaria.

“Il problema dell’italiano è rilevato anche nelle fasi iniziali della scuola. Parte con le elementari dove può sembrare che ci siano meno danni ma le differenze emergono già tra la seconda e la quarta elementare. Poi, ovviamente, quando arrivano alla fine delle superiori i danni fanno più impressione. Ma sappiamo che le basi del problema nascono da lontano. Non è certo colpa della scuola superiore se i ragazzi finiscono gli studi con competenze non adeguate. È un problema che cresce con il passare degli anni.”

“Eviterei di dire ‘come sono ignoranti questi ragazzi delle superiori’ visto che parliamo del frutto che ha radici lontane”.

Probabilmente molti dirigenti scolastici che conoscono bene la scuola primaria di oggi e i suoi insegnanti non sono sorpresi di quanto denunciato dalla Ajello. Sono lontani i tempi in cui la scuola elementare primeggiava in campo internazionale.

Poiché i dati non sono opinioni e, pertanto, la denuncia dell’Invalsi ha una oggettività non attaccabile, c’è da chiedersi quali siano le cause che gradualmente hanno logorato quel primato ormai lontano.

Il modello organizzativo della pluralità dei docenti, introdotto nel 1990, ha perso forse efficacia a causa della mancata capacità di assicurare l’unitarietà dei diversi insegnamenti disciplinari? La qualità della didattica che è sempre stata il pezzo forte di questo settore è sempre meno una risorsa da tramandare tra le generazioni dei maestri?

Il livello professionale degli insegnanti non ha avuto un adeguato sostegno formativo ed è andato lentamente abbassandosi trascurandone l’aggiornamento? Quanto pesa la diffusa presenza di docenti non laureati?