Prova nazionale Invalsi fuori dell’esame di terza media. Come ci era entrata

L’annuncio dato dal sottosegretario al Miur Davide Faraone dello spostamento della prova nazionale Invalsi fuori del contesto dell’esame di licenza media riapre il dibattito sul rapporto tra valutazione di sistema (nella quale rientra la prova nazionale) e valutazione didattica, di stretta pertinenza degli insegnanti.

L’innesto di un elemento della valutazione di sistema in un contesto valutativo tutto centrato sulla valutazione didattica, come è l’esame di terza media – gestito per intero dagli stessi docenti degli esaminandi, con un presidente esterno che difficilmente entra nel merito della valutazione dei docenti – aveva suscitato dubbi fin dal momento in cui l’operazione era stata decisa (conversione DL 147/2007), a partire dall’esame del 2008, in prima applicazione solo con finalità di rilevazione statistica.

La decisione di affiancare la prova nazionale con voto alle altre prove ai fini dell’assegnazione del voto finale venne presa nel 2009 e resa operativa con gli esami del 2010 (si ricorderà che il ripristino dei voti fu uno dei primi provvedimenti del governo Berlusconi-Gelmini nel 2008). A sostegno della decisione venne portata soprattutto la maggiore caratterizzazione istituzionale che la prova acquisiva nel momento in cui entrava a far parte anche formalmente della procedura valutativa.

Le resistenze e i dubbi, diffusi tra gli insegnanti ma condivisi anche da una parte degli esperti, riguardavano proprio l’attribuzione all’esito della prova nazionale di un peso equivalente a quello delle altre prove e del voto di ammissione in sede di scrutinio finale: il giudizio collegiale sull’esito di tre anni di studio – si osservava da parte degli insegnanti, soprattutto quelli di italiano e matematica – non poteva essere equiparato al risultato di una prova calata dall’alto e che si svolgeva in un solo giorno.

Ma la norma era chiara, e l’Invalsi, con l’appoggio dei governi pro tempore, anche di segno politico assai diverso, è andato avanti con decisione e coerenza per la sua strada, che era (è) quella di mettere a disposizione delle scuole e dei decisori politici dati affidabili per la valutazione di sistema, non per la valutazione dell’apprendimento individuale che, come più volte ribadito dal top management Invalsi, resta nelle competenze esclusive degli insegnanti.

Restava (resta) l’impressione di una sovrapposizione, di un’interferenza della prova Invalsi nell’esame finale. Probabilmente all’origine dell’annuncio dato dal sottosegretario Faraone sta il tentativo di eliminare questa sovrapposizione.