Professori italiani per la Grande Mela

Alcune decine di insegnanti italiani di materie tecnico-scientifiche saranno assunti con un contratto biennale dalla città di New York, con un compenso lordo in lire di 110 milioni all’anno. I primi 20 partiranno già il prossimo 1° agosto dalla Campania, ed altri seguiranno dalla Sicilia e anche dal Lazio e dalla Lombardia, dove si sono svolte le selezioni. Gli USA (non solo New York, che denuncia un fabbisogno di 2.000 docenti solo per l’area tecnico-scientifica), la Gran Bretagna e la Francia sono tra i Paesi che da anni incontrano gravi problemi nel reclutamento dei docenti, in prevalenza ma non solo per l’area tecnico-scientifica. In questi Paesi si preferisce ormai importare insegnanti da altre aree (magari ex coloniali, come nel caso della Gran Bretagna e della Francia) piuttosto che alzare gli stipendi fino a renderli competitivi con quelli offerti dagli altri settori del mercato del lavoro. 110 milioni all’anno (circa 70 al netto delle tasse) sono pochi per i giovani laureati americani o inglesi, e cominciano ad essere pochi anche per i laureati indiani e di altri Paesi anglofoni. Ecco perché la città di New York (ma si può scommettere che presto altre seguiranno) ha deciso di aprire anche agli insegnanti formatisi in contesti linguistici diversi, ma afflitti dal problema della disoccupazione. Il mercato del lavoro degli insegnanti si globalizza, e l’Italia, in questo processo, tende purtroppo a cedere, anziché acquisire, risorse umane qualificate, per la cui formazione il sistema-Paese ha sostenuto costi elevati.