Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Prof accusato di molestare allieve via chat. Torna la polemica: prof e studenti sui social, giusto o sbagliato?

Al liceo Tasso di Roma, proprio in questi giorni, un insegnante di Filosofia viene accusato di molestare le sue studentesse su una chat di WhatsApp.  Pare che abbia inviato messaggi hot con insistenza alle sue allieve, così quattro di loro lo hanno denunciato. E mentre lui parla di “fraintendimento”, torna la polemica su l’utilizzo di social come Facebook e WhatsApp per la comunicazione tra insegnanti e studenti. Tuttoscuola ne parla già da tempo.

“Salve prof, oggi ero assente, mi scusi. Che compiti ha dato per domani? I miei compagni non mi rispondono”. Un messaggio simile a questo è appena comparso sul display di un docente di scuola secondaria superiore con il quale sto avendo un colloquio. Il nostro dialogo si interrompe brevemente, “scusami, ci metto solo un attimo.” “Ciao Bianca – digita velocemente sullo smartphone – per storia devi studiare l’inizio del capitolo 12, fino al paragrafo 6.” La nostra discussione riprende, senza ulteriori interruzioni.

Facebook: uno strumento utile?

Quanto accaduto mi fa riflettere e mi stupisco del fatto che sia in contatto con i suoi alunni su Facebook. “Fai male a stupirti”, mi dice “Facebook è uno strumento utile. Mi aiuta a capire come stanno i ragazzi, se hanno bisogno di me posso rispondere senza fatica e poi loro non possono vedere tutto ciò che pubblico, insomma, sono organizzato”.

Rapporto docenti e alunni: evitare contatti su Facebook e WhatsApp?

Il tema è quello della comunicazione tra docenti e studenti, un argomento  che, oltre a essere attuale e di grande interesse, spacca in due la comunità docente. Da un lato c’è chi vede nei social una minaccia, o comunque uno strumento non adatto ai colloqui con i propri alunni e al massimo, accetta le richieste degli ex alunni. Su questa linea qualche tempo fa trovavamo per esempio il Dirigente Scolastico del liceo ginnasio statale “G. B. Brocchi”  di Bassano del Grappa, che in un circolare suggeriva di evitare di mantenere rapporti su Facebook o nelle chat di WhatsApp: “Ovvio che questi strumenti non vanno demonizzati”.

Non usare i social per questioni personali

Il problema è, in certi casi, la non-confusione dei ruoli, assieme al riconoscimento della nostra precisa responsabilità. “In poche parole, credo sia sempre giusto rinnovare l’attenzione sulla distinzione tra mezzi e fini: questi sono strumenti, dunque non fine a se stessi. Vietare o sconsigliare, ad esempio, l’amicizia su Facebook? Se condividiamo quanto appena detto, non me la sento di vietare, ma di rifletterci bene, questo sì”. La posizione, in questo caso è netta. Attenzione a non usare uno strumento, quello dei social, per questioni personali. La posizione è condivisa da molti docenti, che contatto, non a caso, proprio su Facebook. “Evito di dare amicizia ad alunni ed ex, ma anche alle mamme. E non credo nelle chat di gruppo perché quando cominciano a commentare qualcosa, la notizia si amplifica in modo esagerato.”

Non confondere ruoli e tempi, ma senza demonizzare il web

Secondo i sostenitori di questo schieramento dunque, è meglio non confondere ruoli e tempi, anche se da nessuno c’è una demonizzazione della rete. Sono molti i docenti che suggeriscono di usare strumenti informatici come “Socloo”, “Dropbox” o “Edmodo”, attraverso i quali è possibile comunicare e condividere documenti in ambienti più sicuri e controllati. C’è anche chi considera i social network come strumento didattico, che facilita la vicinanza e amplifica la dimensione educativa del docente.

Social come strumento didattico?

A volte seguo i miei alunni su Instagram, anche per capire se sono vittime di qualche forma di bullismo o se hanno problemi”; altri hanno trovato una strategia molto funzionale, come chi sostiene che “ ho un profilo per gli alunni e usiamo un gruppo di classe per scambio materiali e informazioni. Lo trovo utile e finora non ho avuto problemi”. C’è chi è ancora più convinto della bontà dello strumento social e sostiene che “Concedo l’amicizia perché lo considero un canale per incrementare un rapporto e si fonda sempre sul rispetto così come in classe”. Potremmo andare avanti per ore. L’argomento appassiona, motiva, spinge alla riflessione. Di fatto possiamo dire che non esiste un’unica posizione sul tema della condivisione dei social con gli alunni e con genitori.

La relazione insegnanti-studenti

Il fulcro del problema è probabilmente la relazione tra docenti ed alunni. Qui entriamo dunque nella dimensione personale. C’è chi per creare relazioni significative ed efficaci ha bisogno di tenere una distanza più ampia, senza concedere l’amicizia su Facebook o evitando di partecipare a chat su WhatsApp. In questo modo, si assicura una distanza che sostiene la dimensione dell’autorevolezza del docente, così come indicato dal docente di Bassano.

La relazione didattica

Per altri docenti è invece importante intrecciare rapporti più profondi con i loro alunni, senza paura di venire invischiati in situazione di difficile gestione. Per quest’ultimi l’aspetto più importante è la relazione di fiducia che si instaura con gli alunni e i social media sono visti partner strategici. Per entrambi è importante creare rapporti basati sulla fiducia e la collaborazione, ma semplicemente si scelgono strade diverse, a volte molto lontane, per raggiungere ciò che sta veramente a cuore a ogni docente, cioè la qualità della relazione didattica.

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