Per il tempo pieno per tutti ci vorrebbero 43 mila maestri in più, non 2 mila

In mezzo secolo di vita il tempo pieno nella scuola primaria è cresciuto gradualmente in consensi delle famiglie, numero di iscritti e aumento di posti di docente, raggiungendo nel 2017-18, rispetto al dato complessivo nazionale, il 35,7% di alunni iscritti e il 33,6% di classi funzionanti.

L’anno scorso hanno funzionato 130.462 classi di scuola primaria, di cui 43.804 (33,6%) a tempo pieno con doppio organico (nel 2007-08 erano il 24,4%). Le altre 86.658 classi funzionano per la maggior parte a 27 ore settimanali o, in parte, a 30 ore.

Mediamente nelle classi non a tempo pieno della scuola primaria operano su ogni classe 1,5 docenti. Invece nelle classi a tempo pieno i docenti sono due. Quindi per trasformare a tempo pieno tutte le 86.658 classi aperte oggi solo al mattino occorrerebbe aggiungere una mezza unità di personale a classe. Parliamo di 43.329 docenti. Non di 2.000.

Con 2 mila maestre in più l’incidenza delle classi a tempo pieno salirebbe al 36,6%. Il ministro del lavoro e dello sviluppo economico ha affermato: “d’ora in poi, in tutte le scuole elementari italiane ci sarà il tempo pieno”.

Se l’emendamento pentastellato prevede per il solo 2019 una prima quota di 2mila posti (pari a 4 mila classi, di cui 1.200 al Sud), per generalizzare il tempo pieno occorrerebbero a questo ritmo 21 anni. Prosit!

Senza considerare, come ha sempre sottolineato Tuttoscuola e come ha ricordato anche la Cisl-scuola in un suo commento, che occorrerebbe anche potenziare il numero dei collaboratori scolastici preposti al servizio, alla sorveglianza, ecc.

Ma non è solo una questione di incremento di organico, che pure andrebbe finanziato. C’è un ulteriore problema che in queste dichiarazioni piuttosto disinvolte viene sempre dimenticato (ma che è ben chiaro per esempio al ministro Bussetti): le strutture e i servizi.

Per realizzare il tempo pieno sono indispensabili spazi didattici e di laboratorio, e poi locali idonei per la mensa. Per alunni che passano le otto ore a scuola serve il servizio di refezione (attualmente è obbligatorio) per assicurare pasti caldi e dietetici.

Locali attrezzati, laboratori e servizi di mensa sono a carico dei Comuni, che nelle proposte parlamentari non vengono nemmeno citati. È come fare i conti senza l’oste.

Insomma, se si vuole dare messaggi credibili ai cittadini, bisognerebbe precisare che per generalizzare il servizio del tempo pieno non solo i 2 mila posti di maestri sarebbero del tutto insufficienti, ma occorrerebbero molti altri ingredienti. Se tutto ciò è allo studio e si intende introdurlo nella legge di stabilità, sarebbe bene precisarlo.

Conclude invece Di Maio: “Un grande successo che non so se ve lo racconteranno, non so se girerà per l’importanza che ha, ma sappiate che siamo al lavoro per aiutare i nostri figli ad avere un’istruzione migliore, per aiutare i genitori che lavorano dalla mattina alla sera e anche per aiutare gli insegnanti che non meritavano una buona scuola, e un pezzo alla volta la stiamo smantellando”. Con 2 mila assunzioni.