Parità scolastica: la posizione del M5S che colpisce la libertà educativa delle famiglie

Sul Blog, Beppe Grillo, lo scorso 15 maggio, in vista della elaborazione del programma con cui il suo Movimento intende presentarsi alle prossime elezioni politiche, ha annunciato una consultazione online fra i 5 Stelle contro il finanziamento pubblico alle scuole paritarie. Due i quesiti posti: è giusto tutelare la gratuità della scuola dell’obbligo e ridestinare alle scuole statali le risorse attualmente stanziate per le scuole paritarie? Ed è giusto rimettere in discussione la Legge del 2000 che ha istituito la parità scolastica? La questione è di grande rilevanza in tema di libertà di scuola e di scelta educativa da parte delle famiglie e l’esito della consultazione scontato, a partire da come le domande sono state formulate.

Ma c’è di più. In questi giorni i parlamentari 5 Stelle hanno ripreso la proposta di legge del novembre 2013 “Abolizione della concessione di contributi pubblici alle scuole private paritarie” con l’intenzione di porla, quanto prima, alla discussione alla Camera dei Deputati. Peraltro, precisando che “l’abolizione dei contributi non riguarderebbe asili nido e scuole materne, che nella maggior parte dei casi suppliscono alla mancanza di scuole pubbliche statali sul territorio e oggi rappresentano spesso l’unica alternativa per le famiglie a causa della penuria di posti”. Posizioni alquanto contraddittorie, visto che, da settimane ormai, in comuni a guida 5 Stelle, a partire da Torino, le scuole dell’infanzia paritarie FISM – che sono no-profit – si misurano con pesantissimi tagli dei contributi comunali, da anni concordati sulla base di convenzioni. Ed è quanto mai fuorviante l’idea che le scuole paritarie siano un costo aggiuntivo per lo Stato, dal momento che proprio queste scuole hanno determinato da molti anni e determinano tutt’ora un enorme risparmio di denaro pubblico, visto il costo che lo Stato italiano sostiene per alunni e studenti delle scuole statali che è nettamente superiore al contenutissimo contributo che viene erogato a quelli della scuola paritaria: per stare alla scuola dell’infanzia si tratta di 5.739,17 euro per ogni alunno (dati MIUR giugno 2016), a fronte di circa 430 euro per quello della scuola paritaria, comunali comprese.

Ma tant’è. La consultazione da una parte e la manovra parlamentare dall’altra tendono a rimettere in discussione la parità scolastica sancita dalla Legge 62 del 2000, una legge che, non certo attuata sul piano economico, ha comunque segnato una svolta nella storia della scuola italiana, superando vetero polemiche ottocentesche: in Italia il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie e la scuola è pubblica perché il suo servizio è pubblico. Una Legge, la 62, che è stata oggetto di richiesta di referendum abrogativo; richiesta dichiarata inammissibile dalla Corte Costituzionale, con sentenza n. 43 del 2003 perché il sistema nazionale di istruzione, comprensivo delle scuole statali e paritarie, costituisce uno dei significati costituzionalmente ammissibili e possibili che discendono dal quarto comma dell’articolo 33 della Costituzione. In sostanza, la posizione dei 5 Stelle va a colpire quella libertà di scelta educativa delle famiglie, in particolare quelle che meno possono sul piano economico, che è un valore fondamentale da salvaguardare e un diritto costituzionale, tentando di riproporre – nel migliore dei casi – il concetto di supplenza per la scuola paritaria, tra l’altro ignorando totalmente l’art. 118 della Costituzione.

Una proposta per il futuro tutta proiettata al passato?

*Luigi Morgano, Segretario nazionale FISM