Orario: scontro frontale

L’orario frontale degli insegnanti (cioè le ore di servizio in classe con gli alunni) sta determinando un vero e proprio scontro tra sindacati e ministro.
Nella proposta di Finanziaria 2002 viene richiesto che le ore frontali previste dal contratto nazionale siano effettivamente prestate (25 ore settimanali nella materna, 22 nell’elementare e 18 nella secondaria, media e superiore). Non si tratta di modifica di orario, come ha precisato il ministro, ma di rispetto dell’orario. Che equivale a dire che i docenti lavorano meno di quanto dovrebbero.
Non si tratta di un’opera di moralizzazione per colpire i negligenti, perché la questione non riguarda i comportamenti personali. Si tratta piuttosto di un lavoro di riorganizzazione per non lasciare vuoti di prestazione. Più facile da dire che da fare.
Per effetto della complessità dell’orario delle diverse discipline capita piuttosto frequentemente che, in particolare nella scuola secondaria, non si riesca a combinare per tutti un orario di 18 ore settimanali di cattedra. A volte sono 15 o giù di lì, ma quel che manca viene prestato non con gli alunni, bensì rimanendo “a disposizione”.
Poi ci sono in diversi istituti le ore di docenza di 50 minuti, senza recupero.
Non potrà più essere così e tutte le ore a disposizione dovrebbero diventare ore frontali, colmando anche i vuoti orari che si determineranno con l’annunciata soppressione degli spezzoni di cattedra.
Se necessario, poi, si ricorrerà allo straordinario volontario per altre sei ore settimanali (con un conseguente interessante aumento dello stipendio). Tutto questo se si riuscirà a realizzare questa riorganizzazione del lavoro nelle scuole.
Ma le ore frontali in Italia sono poche o tante? Secondo i dati dell’Ocse, la media europea, su base annua, è di 794 ore annue frontali nella scuola elementare (in Italia 748), 673 nella scuola media (in Italia 612) e 636 negli istituti superiori (in Italia 612).