Orario di lavoro e orario scolastico verso nuove coordinate spazio-temporali

Poletti sull’orario di lavoro non ha tutti i torti”. A dirlo è stato, in un’intervista rilasciata a La Stampa lo scorso 30 novembre, Marco Bentivogli, segretario generale della Fim, il sindacato dei metalmeccanici aderente alla Cisl.

A suo giudizio “solo chi gira al largo dalle fabbriche non sa che per molti lavoratori italiani la dimensione spazio temporale di quella che si chiamava ‘prestazione lavorativa’ è già radicalmente cambiata, ‘lavoro agile’ e smart working si stanno diffondendo ad una velocità incredibile soprattutto nelle imprese più innovative e competitive”.

È significativo e interessante che sia ancora il sindacato dei metalmeccanici della Cisl, come ai tempi di Pierre Carniti, a svolgere un ruolo di apertura alla riflessione e al dibattito su un tema che certamente sarà nei prossimi anni o forse anche mesi all’ordine del giorno delle decisioni operative e della contrattazione in molti settori produttivi.

Poletti aveva sostenuto che il parametro di riferimento per valutare (e retribuire) le prestazioni lavorative non poteva più essere la quantità di tempo impiegata (l’orario di lavoro) ma la qualità dei risultati raggiunti. Tesi che, come abbiamo notato nella newsletter della scorsa settimana, potrebbe essere sostenuta anche con riferimento al settore dell’educazione, dove l’autonomia organizzativa e didattica delle scuole potrebbe consentire un uso più flessibile e personalizzato del tempo e dello spazio, superando l’orario tradizionale, che era adatto a una didattica frontale, unidirezionale, ex cathedra.