Ocse promuove la Buona Scuola, ma non basta

Il Segretario Generale dell’OCSE, Angel Gurría, insieme al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, hanno presentato ieri mattina, 15 febbraio, a Roma lo Studio economico dell’Italia, che dà un giudizio nel complesso positivo sulle prospettive del nostro Paese: “Le importanti riforme di questi ultimi anni iniziano a dare buoni risultati”, ha detto Gurria, “L’economia si sta gradualmente riprendendo, ma rimangono ancora complessi problemi da affrontare. Per aumentare il benessere di tutti gli italiani, è essenziale che il processo di riforme prosegua e che le nuove misure siano attuate pienamente ed efficacemente”.

A giudizio dell’Ocse le quattro principali sfide che l’Italia deve affrontare sono: la crescita della produttività e degli investimenti; il risanamento del sistema bancario; il sostegno all’occupazione insieme al miglioramento delle competenze; e la riduzione della povertà, in particolare tra i giovani, il cui reddito ha registrato la maggiore diminuzione a partire dalla crisi.

Per favorire una crescita inclusiva, l’Italia deve continuare a migliorare il benessere dei cittadini, riducendo la dualità del mercato del lavoro, incrementando le opportunità di lavoro e migliorando l’istruzione professionale.

Il Jobs Act e la Buona Scuola ricevono una valutazione positiva dall’Ocse: le due leggi vanno nella giusta direzione, ha detto Gurria, anche se “il rifiuto della riforma costituzionale in occasione del referendum nel dicembre 2016 è un fattore che rischia di rallentare il processo delle riforme”.

Per quanto riguarda la scuola e l’università l’Ocse ritiene necessaria una più stretta collaborazione con il settore privato con l’obiettivo di ridurre il tuttora rilevante mismatch tra i profili in uscita dal sistema formativo e le competenze richieste dalle aziende. L’alternanza scuola lavoro prevista obbligatoriamente dalla Buona Scuola, nota lo studio, viene incontro a questa esigenza, anche se occorre fare di più.

Un punto di debolezza del sistema formativo italiano sul quale l’Ocse mette l’accento è la sua scarsa efficacia nell’insegnamento delle lingue straniere.