Occupazioni/3: che fare?

Dopo 16 giorni è terminata l’occupazione del liceo ‘Virgilio’ di Roma, dove lunedì 14 dicembre riprendono le lezioni. Altre, numerose anche se con minore visibilità mediatica, sono state realizzate nelle scorse settimane. Con quali risultati? In genere nessuno, o ben pochi, come nel caso del Virgilio, se non quello di evitare punizioni.

È proprio su questo punto che il ‘Gruppo di Firenze per il merito e la responsabilità’ batte in una lettera indirizzata al ministro Giannini e che trae lo spunto dall’osservazione contenuta in un recente editoriale di Ernesto Galli della Logga (Che errore ignorare la scuola) che identificava nel mancato rispetto della disciplina in classe una delle due principali cause (l’altra era l’inadeguatezza dei programmi) della crisi della scuola italiana.

Le proposte del Gruppo (http://www.tuttoscuola.com/ts_news_728-2.docx) sono due: la prima chiede di modificare il berlingueriano Statuto degli studenti, che “sembra concepito per scoraggiare le sanzioni più che per garantire comportamenti corretti”, “inserendovi tra l’altro indicazioni sulle sanzioni in relazione almeno alle principali mancanze disciplinari, incluse quelle che si verificano nel corso delle occupazioni e degli esami di Stato”. La seconda proposta è quella di “Promuovere occasioni di serio dibattito e di aggiornamento su temi come la crisi dei ruoli educativi e le sue cause, l’alleanza fra scuola e famiglia, la gestione della classe, il ruolo delle sanzioni educative, il contrasto al bullismo, i doveri come necessaria garanzia dei diritti e della solidarietà sociale”.

Sull’efficacia delle punizioni, almeno in Italia, è lecito avanzare dubbi: non perché non sia vero che una maggiore disciplina in classe garantirebbe migliori risultati (su questo c’è un largo consenso, supportato da numerose evidenze empiriche, a livello internazionale) ma perché prima di pensare a punizioni e a dis-occupazioni manu militari occorrerebbe offrire agli studenti italiani una scuola migliore, più ‘attraente’ (attractive) rispetto a quella attuale, più attenta alle caratteristiche e ai potenziali individuali, più inclusiva, con insegnanti adeguatamente formati per gestire una didattica individualizzata e nello stesso tempo collaborativa, social, come i giovani di oggi chiedono. Probabilmente ci sarebbero anche meno occupazioni, e sarebbe più facile colpire con decisione quelle organizzate solo per sottrarsi agli impegni scolastici.