Non basta una buona legge per cambiare la scuola

*di Speranzina Ferraro

Due sono gli elementi chiave su cui puntare per garantire la qualità delle attività formative per tutti gli studenti:

  1. la rete tra i soggetti coinvolti;
  2. la formazione degli operatori, sia i docenti delle scuole sia i formatori dell’IeFP.

Da questi non si può prescindere se si vuole garantire un accesso equo a un’istruzione di qualità per raggiungere i più svantaggiati e per integrare le persone provenienti da contesti eterogenei nell’ambiente di apprendimento, in modo da costruire le basi di una società aperta e democratica valorizzando la cittadinanza attiva.

L’Europa non ha mancato in molte occasioni di ribadire l’importanza della formazione agli Stati membri. In particolare il Comunicato di Bruges (2010) invita a investire e migliorare la formazione iniziale e lo sviluppo professionale permanente dei docenti e formatori di I&FP, con un’offerta formativa flessibile che consenta di:

– Acquisire le opportune competenze;
– assumere compiti formativi più ampi e complessi;
– affrontare meglio la crescente eterogeneità dei discenti;
– sperimentare nuovi metodi di apprendimento;
– sfruttare al massimo le nuove tecnologie.

A seguire, nella Relazione congiunta 2015 sull’attuazione del quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione (ET2020) il Consiglio e la Commissione hanno indicato le nuove priorità per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione, tra cui:

– conoscenze, capacità e competenze significative e di alta qualità, sviluppate grazie all’apprendimento permanente, con particolare attenzione ai risultati dell’apprendimento per l’occupabilità, l’innovazione, la cittadinanza attiva e il benessere;
– istruzione inclusiva, uguaglianza, equità, non discriminazione e promozione delle competenze civiche;
– istruzione e formazione aperte e innovative, anche attraverso una piena adesione all’era digitale;
– forte sostegno agli insegnanti, ai formatori, ai dirigenti scolastici e ad altro personale del settore dell’istruzione.

È da queste priorità che si deve partire per costruire una scuola inclusiva per tutte le differenze, in quanto è ormai chiaro, come le statistiche europee ci dicono, che i bassi livelli sia di conoscenze, sia di competenze di base hanno pesanti ripercussioni sul progresso economico e mettono a dura prova i processi di inclusione e cittadinanza, limitando la realizzazione di un gran numero di persone in termini personali, professionali e civili.

La qualità dell’istruzione e della formazione lungo tutto l’arco della vita non può essere però affrontata senza una cornice strategica che sostenga contemporaneamente lo sviluppo personale sia in termini di competenze di base e trasversali (creatività, imprenditorialità, pensiero critico, problem solving, competenze digitali, ecc.), sia di orientamento permanente per assumere decisioni coerenti e percorsi in linea con bisogni e attitudini. Inoltre, è evidente che intervenire in termini di apprendimento permanente significa garantire il raccordo e la continuità tra istruzione e formazione e mondo del lavoro. La collaborazione e la condivisione di una strategia d’intervento, con attenzione per le misure di prevenzione, di intervento precoce, a partire dalla scuola dell’infanzia, e di compensazione, richiedono un impegno a lungo termine e responsabilità condivise ma anche specifiche.

Il primo passo è mettere in grado i docenti di saper leggere e rispondere ai bisogni e alle caratteristiche che ogni studente manifesta e all’esigenze della società e di un mondo del lavoro in continua evoluzione. I docenti vanno però sostenuti nel cambiamento e va migliorata la formazione iniziale e continua puntando sulla personalizzazione dell’apprendimento e sul coinvolgimento attivo dello studente, le sole modalità in grado di garantire un apprendimento fondato e duraturo, lo sviluppo delle personali capacità e attitudini, la riflessione sugli errori, la comprensione di dove si sta andando e cosa si vuole perseguire. Centralità della persona significa promuovere il ruolo attivo del soggetto nei processi di conoscenza, significa promuovere occasioni di apprendimento a partire da compiti/problemi che nascono dall’esperienza che li circonda, significa favorire l’apprendimento per scoperta affrontando e risolvendo problemi e compiti reali, significa far cogliere il legame tra individuo e realtà, significa favorire la valutazione basata su processo e prodotti realizzati.

Ne abbiamo parlato nel numero di giugno di Tuttoscuola.

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