No alla scuola diminuita

Il vero rischio per l’anno scolastico che sta per iniziare è la scuola diminuita. In assenza di certezze sull’organico, sugli spazi, sui banchi (il commissario straordinario per l’emergenza Arcuri non ha ancora fornito un preciso piano di consegne scuola per scuola: è inaccettabile, ma è il Governo che evidentemente lo consente) molte scuole si stanno adattando a organizzare un tempo scuola ridotto, comprimendo l’offerta formativa come denunciato da tempo da Tuttoscuola. Non ce lo possiamo permettere. Soprattutto non possono permetterselo i nostri studenti, i cui livelli di apprendimento sono stati già gravemente danneggiati dalla chiusura forzata dei mesi scorsi: hanno perso complessivamente 190 milioni di ore di lezione in presenza, 400/500 ore ad alunno, recuperate solo parzialmente in maniera disomogenea attraverso la didattica a distanza, per la quale la scuola italiana non era pronta e che, nonostante l’impegno di tanti docenti, solo in pochi casi è stata di adeguata qualità (e non può più accadere). Sarebbe un ulteriore e irrecuperabile danno per i livelli di apprendimento degli studenti italiani, già in media bassi. Lo spettro della povertà educativa si allunga sulle fasce più deboli.

Ma non possono permetterselo neanche le famiglie, soprattutto quelle con figli piccoli. Il tempo pieno nella scuola primaria, un servizio indispensabile per molte famiglie soprattutto del centro-nord, è a rischio quasi dappertutto: un servizio che dovrebbe diventare universale e che quest’anno potrebbe al contrario essere riservato a pochi privilegiati: come faranno i genitori che lavorano e non possono godere di supporti familiari o a pagamento a gestire il pranzo e la cura dei figli nel pomeriggio?

Approfondiamo i dati del tempo pieno per valutare le probabili conseguenze di quanto sta per succedere.