Mobilità studentesca internazionale: quando la formazione prima di partire fa la differenza

di Gian Franco Lucini

Spendere un anno di scuola all’estero è frutto di una scelta che parte da forti motivazioni, e che deve essere risoluta. Ma questo desiderio di partire non basta per rendere fruttuoso un anno in un paese straniero.

Quasi 200 studenti e studentesse hanno lavorato per quattro giorni a Trevi in un Campo di formazione per prepararsi a vivere l’esperienza interculturale all’estero.

NAVIGANDO e la Fondazione YFUITALIA svolgono da anni un lavoro metodico di formazione sin dal primo momento in cui un giovane manifesta questa intenzione, compito che viene svolto lungo l’anno scolastico. In sintesi le tappe principali: colloqui preliminari, informazione sul programma in tutti i suoi aspetti e sulle regole che guidano il buon svolgimento di questa esperienza; informazione – formazione dei genitori; formazione online: circa otto ore di lettura, ascolto, informazioni sanitarie, test da compilare e testi da scrivere. Si lavora sulle aspettative, le regole, le informazioni pratiche e burocratiche.

Il Campo nazionale prima della partenza fa lavorare principalmente su aspettative, paure, difficoltà, comunicazione, su come affrontare lo shock culturale, su aspetti emotivi dell’esperienza, su una panoramica dei sistemi scolastici stranieri. Sono previsti moduli dedicati per ogni aspetto, uno dei quali è gestito dai partner esteri.

Dunque dal 20 al 24 giugno questa folta aggregazione di giovanissimi ha accettato di farsi guidare in diverse attività: dal presentarsi e conoscersi reciprocamente, al come affrontare il conflitto, come essere aperti al cambiamento. Ha ascoltato con interesse i racconti di chi è partito e tornato: “questa esperienza mi ha cambiato”, “ho acquistato in sicurezza, indipendenza, nel sapermi arrangiare”, “ho capito cosa vuol dire rispettare sul serio culture e tradizioni diverse”, “sono diventata una persona migliore. Io timida, ora ho il coraggio di parlare in pubblico”. Il senso di indipendenza, inteso come autonomia responsabile, è quello che accomuna molti racconti. E ancora, ha ascoltato i racconti di giovani stranieri circa il loro vissuto in Italia, e la gratitudine per l’accoglienza ricevuta.

Come educazione all’apertura, allo sguardo intelligente sul mondo, i ragazzi hanno seguito un modulo-esercizio per imparare ad osservare con la vista e analizzare con la mente determinati contesti urbani.

Guidati da un’artista, Raul Gabriel e da un’esperta di arte contemporanea hanno quindi speso mezza giornata nella storica città di Spoleto per cercare di applicare i criteri di lettura e di osservazione ascoltati.

Altro fattore di arricchimento è stato l’incontro con Alberto Cari, Responsabile Education di Confindustria UMBRIA, che ha parlato dell’internazionalizzazione del sistema industriale italiano.

Carmela Palumbo, DG Ordinamenti scolastici del MIUR, ha parlato via skype dell’apertura del sistema scolastico a un’effettiva internazionalizzazione non solo con l’insegnamento delle lingue, e ha confermato che, a determinate e chiare condizioni, il MIUR riconosce l’equivalenza del percorso scolastico svolto all’estero, aggiungendo poi una nota più personale perché anche sua figlia ha vissuta positivamente questa esperienza. E ha concluso: “queste esperienze potenziano competenze importanti per la vita”.

Infine Daniele Cassioli, non vedente, fisioterapista e campione mondiale di sci nautico, ha presentato la sua esperienza, realizzandosi e integrandosi nel mondo

La fatica dei formatori, dei responsabili, degli animatori è stata premiata da una sicurezza morale: aver fatto quanto di meglio per favorire un’esperienza interculturale che faccia crescere come persona.