Miur/2: la concezione difensiva degli spazi di potere

La scelta appare discutibile. Vanno mobilitate le istituzioni scolastiche, le Regioni, i Comuni, perché la formazione riguarda un aspetto della professionalità docente su cui si può intervenire con maggiore efficacia solo rendendo propizio il clima scolastico verso una didattica nuova.

Avendo ogni regione priorità diverse, i docenti saranno informati su quali tecnologie si sono dimostrate  efficaci per l’apprendimento, in quale situazione funzionano, in quale no?

Per il reclutamento dei formatori quale filiera sarà seguita? Anche qui sarebbe stato preferibile il rispetto del principio di autonomia delle scuole (sono loro a scegliere i formatori) associata ad una forte accentuazione di accountability, ovvero autonomia nella scelta e nell’impianto formativo, ma valutazione dell’impatto collocato a livello nazionale. Il messaggio corretto avrebbe dovuto essere: assumetevi la responsabilità delle scelte e poi come enti terzi (INDIRE/USR) valuteremo i risultati delle vostre operazioni.

Anche per questo aspetto, purtroppo, prevale un’impostazione iper-centralistica: l’INDIRE pianifica tutto e se l’erogatore è anche il valutatore, in assenza di informazioni sui frutti degli interventi di formazione come avviene da oltre un decennio, il rischio di auto-indulgenza è alto. Eppure la terzietà sarebbe quanto mai necessaria, visto che si stanno gestendo risorse del bilancio pubblico.